“Con Berlusconi al Colle vincono l’Italia e l’Europa”

Il segretario del Ppe: “Non fatevi intimidire dagli atteggiamenti della sinistra. Con il Cavaliere al Quirinale e Draghi al governo il vostro Paese incrementerebbe la leadership internazionale”

Paolo Guzzanti

Antonio López è un grande politico spagnolo e il più alto rappresentante del Partito Popolare Europeo, che raggruppa tutti i moderati, tra cui Forza Italia, e che ha tra i suoi deputati Silvio Berlusconi. Antonio (Tono) López è dal 2002 segretario di questo importante partito. Abbiamo parlato con lui della percezione del suo partito della candidatura di Berlusconi alla presidenza della Repubblica italiana. Prima di riferire la conversazione, è utile ricordare ai lettori che, poche settimane, fa il prof. Romano Prodi ha fatto una onesta autocritica su quanto nel passato pensava di Berlusconi, suo costante avversario, ricordando i tempi in cui lui, Prodi, era contrario ad ammettere nel Ppe anche il partito di Berlusconi: «Ma fui convinto dal Cancelliere tedesco Helmut Kohl, il quale mi disse di avere un’ottima opinione del leader di Forza Italia e devo dire che il tempo gli ha dato ragione. Il mio, fu un errore».

Il contesto è noto: il centrodestra ha tutti i titoli per chiedere e veder accolto il suo candidato per la presidenza della Repubblica, per decenni in mano alle sinistre, che oggi stanno opponendo un insensato fuoco di sbarramento per impedirlo, tentandole tutte, chi spingendo su Draghi, chi cercando di far rieleggere Mattarella o proponendo stravaganti scelte del tipo quote rosa, rilanciando campagne ormai ridicole, tentando di riaccendere una guerra civile mentale che ha appestato per troppo tempo il clima politico della Repubblica con ondate di accuse giudiziarie, tutte respinte salvo una, che è sotto l’attenzione sbalordita della Corte di Strasburgo che ha chiesto notizie al governo italiano.

Onorevole Lòpez, lei è il Segretario del Partito Popolare europeo, da quanti anni?

«Ormai sono venti».

E da quanti anni conosce Silvio Berlusconi?

«Venti, forse più».

Ha idea di quanto sia accanito ancora oggi il tentativo di demonizzare Berlusconi da parte delle sinistre?

«Sì, ma non me ne preoccuperei. È normale: la stessa cosa accade da noi in Spagna e ne sa qualcosa Mariano Rajoy. È la norma: nemo propheta in Patria. Se vuoi conoscere il valore di un cittadino del tuo Pese, chiedi a chi è fuori del tuo Paese».

Quindi lei può testimoniare su Silvio Berlusconi come politico visto dall’estero?

«Certo, ho il polso di quel che si dice in Europa e naturalmente di quello che si dice nel nostro partito. E anche oltre l’Europa».

E qual è il suo giudizio?

«Silvio Berlusconi è senz’altro, e non da oggi, la più grande risorsa e massima competenza nei rapporti internazionali. Voglio dire: nessuno ha come lui la capacità di coltivare e rendere immediatamente accessibili i rapporti personali, informali con i grandi del mondo e coltivare questi rapporti in modo costante così da essere, per forza e qualità, il protagonista e anche l’uomo indispensabile».

Quindi lei lo vedrebbe come capo dello Stato italiano?

«Penso, in tutta onestà e senza enfasi, che una presidenza di Silvio Berlusconi con un capo del governo come Mario Draghi sarebbe imbattibile e promuoverebbe l’Italia ancora più della già alta posizione di cui gode. Berlusconi e Draghi farebbero dell’Italia il Paese leader per motivi ovvi: dalla competenza al modo di fare, dalle conoscenze al patrimonio naturale degli italiani, che in questo non sono diversi da noi spagnoli».

E come spiega allora che il nome di Berlusconi faccia impazzire, letteralmente impazzire tutto il mondo di sinistra, che si straccia le vesti e si strappa i capelli alla sola idea?

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