Draghi difende la stretta:“Frutto di dati scientifici, non compromesso politico”

Assieme al ministro Bianchi darà una risposta ai medici, ai presidi, ai sindacati e ai governatori regionali che chiedono di mandare i ragazzi in Dad per due-tre settimane, finché in Italia non verrà raggiunto il picco dei contagi. Una scuola su otto oggi non riaprirà, Campania e Sicilia intendono ritardare il ritorno in presenza degli studenti. Il governo però non vuole cedere. Nella chiusura delle aule Draghi intravede il fallimento dell’azione di un governo. All’estero, nessuno dei grandi Paesi europei ha preso questa drastica decisione che impatta sui più giovani e secondo l’ex banchiere centrale non fa che aggravare le diseguaglianze delle famiglie.

Non è un momento facile per l’esecutivo di unità nazionale, nato per trascinare l’Italia fuori dall’emergenza e ora costretto a giustificare le proprie scelte. Come sulla multa una tantum di 100 euro a chi non si è ancora vaccinato. Anche di questo parlerà Draghi, come dei ristori che, promette, arriveranno per le attività che hanno subito le perdite maggiori dalla nuova ondata. Due miliardi già in un decreto che verrà licenziato questa settimana.

La tesi della convivenza con il virus è un auspicio riposto sulla minore aggressività della variante Omicron. Arriva alla gola e nella maggior parte dei casi lascia intatti i polmoni. Uno spiraglio per sperare, dunque, c’è. Ma non basta, sarà questo il ragionamento di Draghi, a frenare l’urto violento del Covid sugli ospedali e sui morti. Non se restano milioni di italiani non vaccinati, senza prima dose, richiamo o ancora nel limbo dell’incertezza se fare o meno il booster. Tanto più dopo che ieri il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri, ha rivelato la coesistenza di due pandemie in corso in Italia, in questo momento. Una risulta dal dilagare della Omicron, l’altra è quella preesistente causata dalla variante Delta, ben più pericolosa per chi non ha la protezione vaccinale. L’evoluzione del virus e della curva dipenderà da quella che da qui alle prossime settimane sembra, a tutti gli effetti, l’ultima battaglia.

LA STAMPA

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