Quirinale, la «lezione» di D’Alema ai forzisti: se insistete su Berlusconi arriva Draghi
Per i centristi il leader di FI è diventato il maggior alleato del premier
Venerdì scorso, terminati i funerali di Stato per Sassoli, D’Alema aveva incrociato sul sagrato della chiesa un gruppo di dirigenti del centrodestra, tra i quali c’era anche Tajani. E li aveva intrattenuti con una delle sue lezioni di politica, che si era conclusa così: «Se voi continuerete a insistere su Berlusconi, alla fine arriverà Draghi». Sul volto di D’Alema era apparso un moto di fastidio, tanto che il leader udc Cesa era ricorso a una battuta per svelenire il clima: «Massimo, a questo punto mandaci la parcella». E lui d’istinto: «Io faccio il consulente per le grandi banche d’affari, diciamo». Il «consulente» sembra averci visto giusto, se è vero che ieri — dopo una riunione con il ministro Guerini — un autorevole esponente dem di Base riformista ha spiegato come «da giorni ormai stanno trattando con il premier sul governo che verrà, dopo la sua ascesa al Colle».
Nelle stesse ore Berlusconi si trovava ad Arcore insieme allo stato maggiore forzista, riunito per lavorare alla lista dei «fatidici cento» grandi elettori necessari a tenere in vita le speranze quirinalizie del leader. Il Cavaliere sarebbe dovuto andare a Strasburgo, alla commemorazione del presidente del Parlamento europeo, per incontrare una serie di personalità in funzione della sua candidatura. Ma la situazione a Roma è precipitata e non c’è più lo stesso clima delle scorse settimane. «Senza l’appoggio politico di un gruppo esterno al centrodestra — commentava uno degli alleati più fedeli a Berlusconi — sarebbe difficile raggiungere l’obiettivo».
Come non bastasse, a complicare la partita del Cavaliere — oltre le performance di una serie di personaggi folkloristici — si sono aggiunte chiare manovre di disturbo. A partire dallo scritto che Verdini ha fatto pervenire a Confalonieri e Dell’Utri. Perché una lettera riservata, costruita ad arte per essere pubblicata, è tutto fuorché un gesto di sostegno al «sogno di Silvio». Tra gli amici di una vita di Berlusconi c’è chi è rammaricato, e non da oggi, per il troppo colore e il troppo clamore che hanno accompagnato nell’ultima fase l’«Operazione scoiattolo». Che a suo giudizio avrebbe dovuto essere invece un’«Operazione U-boot», capace cioè di muoversi sotto traccia per arrivare all’obiettivo cogliendo tutti di sorpresa. Niente di tutto questo è successo. In più, racconta uno degli sherpa del Cavaliere, «gli alleati adesso stanno provando a non far arrivare Berlusconi in Aula».
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