Quirinale, trattative in stallo. Draghi non si ferma: le preoccupazioni per Covid e Pnrr
Ecco allora, come suggerisce un ministro, che Draghi capo dello Stato appare ancora l’ipotesi più forte. «Il Quirinale lavora su questo, ma un Parlamento che non vuole andare alle urne lo convinci solo in una logica di pacchetto». Il punto lo ha spiegato con le sue metafore Bersani a Ottoemezzo, su La7. Lo standing di Draghi non si discute, «ma siamo sicuri di non destabilizzare l’azione di governo?». Interrogativo cruciale, al quale i «draghiani» di stretta osservanza rispondono che «solo un mancato accordo tra Letta, Salvini, Conte e Berlusconi può portare al voto anticipato». Prospettiva che sarebbe assai più probabile con un presidente eletto sul filo dei numeri. «Ci vuole grande attenzione — avverte il capogruppo di Coraggio Italia, Marco Marin —. La conta fra i due blocchi si sta polarizzando, con i numeri così ballerini serve un’intesa». È il rischio di veder prevalere il fronte opposto che potrebbe convincere i segretari a sedersi a un tavolo per discutere il «pacchetto». Con un solido patto di legislatura che includa Draghi al Quirinale, nome del premier e riforme, per Conte sarebbe più facile convincere i suoi grandi elettori che spostare il premier sul Colle non vuol dire far cadere il governo, ma salvare la legislatura. «Prevarrà il buon senso», è l’auspicio di Brunetta.
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