Covid, rallenta la curva dei ricoveri. La pressione è sulle rianimazioni: i dati
di Fabio Savelli
I dati di Agenas e Fiaso sulle ospedalizzazioni indicano che oggi il picco è vicino. La barriera dei vaccini: nel 2020 in terapia intensiva 800 pazienti in più
Un lento raffreddamento della crescita di ospedalizzazioni nei reparti Covid si registra nell’ultima settimana. Non un’inversione della curva, precisiamo, che segnalerebbe una minore pressione sul sistema sanitario. Dunque l’allerta rimane e la sofferenza dei nosocomi anche, obbligati a rimandare interventi già calendarizzati. Ma un aumento più contenuto, non esponenziale, del tasso di saturazione dei posti occupati da malati Covid sia in area non critica, sia nelle intensive.
Sarebbe il segnale, osservano gli esperti, dell’avvicinarsi del picco di Omicron che al momento, seppur ceppo assolutamente prevalente (nell’81% dei contagi, secondo l’ultimo osservatorio dell’Istituto Superiore di Sanità), convive con la variante Delta, più letale. Agenas è un buon termometro delle tendenze sulle ospedalizzazioni perché è il contenitore informatico che contabilizza i dati provenienti dalle regioni. Nella settimana tra il 13 e il 19 gennaio il tasso nazionale di occupazione delle terapie intensive è fermo al 18%: non cresce, non scende. Dunque i nuovi ingressi nelle rianimazione, derivanti dai nuovi contagi, compensano quasi alla pari l’uscita dei malati per guarigione (o decesso). Lieve crescita invece nei reparti ordinari: il tasso di occupazione nazionale è al 30%, dal 27% del 13 gennaio, con alcune regioni, come la Valle d’Aosta, in forte sofferenza (57% dei posti occupati), Calabria (41%) e Liguria (40%).
Analoghi riscontri da parte di Fiaso, la federazione di ospedali-sentinella, una ventina in tutto il Paese. Dal 11 al 18 gennaio l’aumento dei ricoveri Covid è stato del 7,1%. Un incremento decisamente più basso rispetto all’accelerazione del 32% registrata nella settimana precedente, dal 4 all’11 gennaio. Il report evidenzia un aumento dei ricoveri ordinari pari al 7% e dei pazienti in terapia intensiva lievemente più alto, al 9%, il dato più sensibile perché le rianimazioni scontano una maggiore carenza nel Paese e sono un indicatore ancor più decisivo nel decidere (o meno) misure più restrittive. E proprio nelle intensive, segnala il presidente di Fiaso Giovanni Migliore, alla guida del Policlinico di Bari, che «il peso dei pazienti asintomatici al Covid e affetti da altre malattie è del tutto residuale. Solo il 10% dei pazienti positivi al Sars-Cov-2 è ricoverato per altre patologie. Mentre nei reparti ordinari la percentuale sale al 34%».
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