Pochi ritocchi al governo e squadra subito operativa, così Draghi tenta i partiti

Orlando ha espresso lo stesso auspicio, ieri, durante la cabina di regia e il Consiglio dei ministri, aggiungendo la preoccupazione sui dati del lavoro ancora più precario prodotto dalla pandemia. Nei capannelli a margine del Cdm, Orlando e Giancarlo Giorgetti si sono confrontati con Draghi, a quanto pare solo sugli impegni dei prossimi mesi, e senza far riferimento esplicito al Quirinale. Draghi ha già detto e ripetuto che non si intesterà il nuovo governo prima di salire al Colle. Per ragioni di forma, costituzionali, ma anche per non dare a Matteo Salvini l’occasione di rivendicare un rimpasto, vista l’insistenza con cui il leghista rivendica un posto per sé o con cui sta cercando di piazzare un fedelissimo al ministero dell’Interno. Tutto dovrà seguire il percorso previsto dalla Carta. I partiti si accorderanno sulla maggioranza e stabiliranno chi sarà più adatto a prendere il posto di Draghi, nella convinzione che il governo che può essere fatto il prima possibile è il governo che c’è già, guidato da uno che ne ha fatto parte in questi 11 mesi. I nomi, a sentire i ministri si riducono sempre agli stessi: Vittorio Colao, perché è il preferito dai consiglieri economici del premier e Marta Cartabia, perché sarebbe la prima donna, anche se convince meno. Nelle ultime ore si è aggiunto Filippo Patroni Griffi, ex presidente del Consiglio di Stato. Il leader del M5S Giuseppe Conte lo ha inserito nella lista dei papabili per il Quirinale, e d’accordo con il Pd potrebbe anche proporlo per Palazzo Chigi. Nel tracollo di ogni certezza sui numeri, ogni ora si rivela un distillato di negoziazioni, in un falò di candidati falsi o presunti, scelte di bandiera o carte utili solo a stanare gli avversari. Ieri, per esempio, dal fronte del Pd e di Italia Viva circolavano i nomi dell’ex presidente della Camera Luciano Violante e dell’ex ministro della Giustizia Paola Severino. Mentre per tutto il giorno sono cresciute fino a sgonfiarsi le quotazioni di Pier Ferdinando Casini. Ed è ritornato a circolare come alternativa a Draghi l’ex premier Giuliano Amato. Sono nomi che servono soprattutto a controbattere a Salvini, che, agli occhi del Pd, si sarebbe intestardito su nomi considerati «inaccettabili», come Marcello Pera. «Se continua così – sostiene Orlando – proponendo candidature con scarse probabilità di farcela, ci farà solo perdere tempo e terrà bloccato il Paese per nulla». 

LA STAMPA

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