Intrighi a Cinque stelle nella partita del Colle. Fraccaro rischia l’espulsione
Il sospetto che circola tra i vertici è che Fraccaro non si sia mosso da solo. Il nome di Tremonti, più che una suggestione, pare frutto di una strategia studiata a tavolino. È in un vecchio ufficio dell’ex ministro in via della Scrofa che Fraccaro e Salvini si sono visti. Come hanno testimoniato i cronisti assiepati in attesa del leader leghista lunedì. Anche se adesso, si parla di un vertice nello studio, a piazza Morgana, dell’avvocato Michele Crisostomo, presidente dell’Enel vicino ad Antonio Rizzo, dominus delle nomine pubbliche e amico sia di Fraccaro (era il suo consigliere economico a Palazzo Chigi) che di Tremonti.
C’è di più. A incontrare Tremonti nelle ultime settimane sarebbe stato Alessandro Di Battista, ferocemente ostile alla salita al Colle di Draghi. L’ex deputato avrebbe poi pranzato con Fraccaro. Ma cosa hanno in comune questi tre? Fanno tutti parte del variegato mondo cripto-sovranista, che – per dirne una – si riconoscono nell’economista Paolo Savona, che avrebbero voluto premier. Nel governo Conte 1, del resto, Fraccaro era legato al leghista Alberto Bagnai seguendo spesso insieme i provvedimenti economici.
Tremonti glissa sulle sue chance al Quirinale: «Io non esisto», taglia corto al telefono con la sua proverbiale ironia. Chi non ride è Conte, furioso per la condizione di debolezza in cui è stato messo pur guidando una truppa di 230 persone. Le chat dei parlamentari sono infuocate: alcuni accusano l’ex colonnello di Di Maio di «tradimento», altri ne chiedono «l’espulsione». Ma Fraccaro è uno dei probiviri insieme a Jacopo Berti e a Fabiana Dadone, quindi si dovrebbe astenere per lasciar decidere i colleghi. Si tratta insomma di un processo che difficilmente si concluderà con l’allontanamento del padre di misure bandiera come il Superbonus e il taglio dei parlamentari, ma che potrebbe sancire la sua fine politica. Almeno nel Movimento a trazione Conte.
LA STAMPA
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