Gianrico Carofiglio: “Bisogna rifondare la cultura politica, i leader non guardano oltre i tweet”
Sarebbero?
«Cos’è la sinistra oggi? Cos’è il Pd?
Quali sono i nostri valori? Enrico Letta è uscito bene dalla vicenda
Quirinale, ha consolidato un’immagine di serietà. Sono fiducioso che
sappia finalmente dare queste risposte».
L’alleato del Pd continuerà a essere il M5S? Che effetto le fa la guerra che si è aperta nel Movimento?
«Quel
che sta succedendo mi sembra naturale. Il Movimento cinque stelle è un
contenitore in cui ha trovato posto di tutto, la destra come la
sinistra, unite solo dal disgusto verso una politica malata e dal
risentimento verso politici inadeguati. Era inevitabile, prima o poi,
che accadesse ciò cui stiamo assistendo. Non so prevedere il loro
destino, ma anche per questa ragione penso che il Pd debba lavorare per
una nuova legge elettorale».
Quella attuale, il cosiddetto Rosatellum, non va bene?
«Questa legge era pessima con mille parlamentari; con le Camere ridotte a 600 eletti diventa un pericolo mortale».
Addirittura? Si parla dell’ipotesi di una legge proporzionale.
«La
mia preferenza è per il doppio turno alla francese, ma non ci sono le
condizioni per realizzarlo. E allora penso che sì, la cosa migliore sia
lavorare a una buona legge proporzionale, magari sul modello spagnolo
che consente il ripristino di un rapporto fra elettori ed eletti».
Il Pd era nato sul presupposto del maggioritario, è un ritorno indietro?
«Ammesso
che si sia mai andati avanti, siamo già tornati indietro. La scelta del
sistema elettorale non può essere indipendente dal quadro politico in
cui viene calato: in un sistema in cui ci sono almeno quattro o cinque
forze politiche con una loro consistenza, il maggioritario può produrre
effetti antidemocratici. Poi, certo, bisogna introdurre meccanismi che
riducano la difficoltà di governare e il potere di interdizione, a volte
sproporzionato, delle forze politiche minori».
Come esce il governo da questo passaggio? Già il forfait
della Lega al Consiglio dei ministri di ieri dà l’idea di un clima teso…
«Il
governo andrà avanti fino alle elezioni, l’anno prossimo o alla fine di
quest’anno. Magari con qualche forza politica che si muoverà in modo
scomposto, ma andrà avanti».
Ci sono decine di riforme da fare e i fondi del Pnrr da prendere e gestire…
«Appunto. Nessuno correrà il rischio di far saltare un progetto simile».
Tra le riforme di cui si discute c’è quella del Csm: da ex magistrato si è fatto un’opinione?
«C’è
un problema di rappresentanza dei magistrati e di degenerazione del
sistema delle correnti, che da rappresentanti delle culture di
giurisdizione si sono talvolta trasformate in agenzie di collocamento.
La mia proposta è di votare in piccoli collegi territoriali qualcosa
come 160 persone, da cui poi sorteggiare i 16 togati che faranno parte
del Csm. Questo meccanismo salvaguarderebbe il principio costituzionale
della rappresentanza ma potrebbe attenuare certi fenomeni clientelari.
Parlando di riforme, credo ce ne sia una molto importante cui bisognerà
porre mano».
Quale?
«L’introduzione di una legge sui partiti
politici, che ne regoli la democrazia interna e consenta di tornare a un
sistema di finanziamento pubblico trasparente».
Pensa che ci sia il clima giusto per farla?
«Non verrà fatta in questa legislatura, lo so, ma la considero fondamentale: un vaccino per la democrazia».
LA STAMPA
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