M5S, il rischio implosione

Ma non si tratta più solo di Di Maio e del duello ingaggiato con l’ex premier. Il problema sono i gruppi parlamentari e per capirlo bastava essere ieri alla Camera. «Serve un momento di confronto per chiarirsi e andare avanti», chiedono all’unisono – cercando disperatamente di mediare – i presidenti dei deputati e dei senatori M5S Davide Crippa e Mariolina Castellone. Non una resa dei conti, non un processo pubblico. Francesco D’Uva, già capogruppo, ora segretario d’aula, uno dei parlamentari che nei momenti dello scontro tra Grillo e Conte, la scorsa estate, rassicurava: «Tranquilli, alla fine tutto s’aggiusta», ieri solcava il Transatlantico a passi lunghi e pesanti: «Sono molto preoccupato, non capisco dove porti tutta questa tensione, dove vogliano arrivare». «Mi pare ci sia un impazzimento ormonale – dice con una battuta un ex ministro mentre sprofonda stancamente su un divanetto – e che Conte abbia il complesso del preside: pensa che basti impartire ordini dall’alto, che siamo tutti studentelli in attesa di direttive». Non si tratta del malessere di chi sta con Di Maio, ma di qualcosa di più diffuso. «Non è più il tempo delle espulsioni», dice perfino Danilo Toninelli, che dal ministro degli Esteri è ormai lontano anni luce.

L’idea di una gogna pubblica è vista come una mossa scomposta. Pericolosa e distruttiva. Così come appare pericoloso il peso che danno ora i vertici alle parole di Alessandro Di Battista: l’ex deputato appoggia Conte e sembra già porre condizioni per il suo ritorno al suo fianco. Chiede di abbandonare il governo Draghi, spiega di non fidarsi di Enrico Letta e del Pd. «Ma Alessandro era pronto a fare il ministro ai tempi del Conte 2, ha rinunciato solo perché la condizione di Renzi era che a quel punto entrasse anche la Boschi. E adesso fa il puro! Ma che pensa, che non ci ricordiamo nulla?», racconta chi quella trattativa l’ha vissuta da vicino. Andrea Cioffi, già ex sottosegretario, sospira: «Ah caro Gianroberto che stai lassù. Almeno Giove lanciava le saette! E tu che fai?».

Non che l’asse Di Maio-Raggi sia visto meglio. «Scusate – chiede un senatore della nuova guardia – tutta questa fatica per cambiare, per passare alla protesta alla proposta, e dovremmo farci guidare da una No Vax?». La parola chiave è proprio cambiamento. Conte ha sulla sua scrivania sondaggi secondo la maggior parte degli elettori pensa che nel Movimento tutto sia come prima. Il nuovo leader vuole dimostrare il contrario, ma è difficile possa farlo con purghe o espulsioni. Che sanno invece molto di antico e non hanno mai portato niente di buono. 

LA STAMPA

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