Draghi e il “nemico” Conte: intesa sui pm in politica. Via all’agenda Mattarella
Adalberto Signore
Nel day after del discorso d’insediamento alle Camere riunite, la cosiddetta «agenda Mattarella» inizia a prendere forma. Due dei passaggi più delicati – e più applauditi – sono stati infatti quelli sul ruolo del Parlamento e sui problemi del sistema giustizia. Le Camere, ha detto il capo dello Stato auspicando una nuova e diversa interlocuzione tra governo e parlamentari (e, dunque, partiti), dovranno essere «messe in condizione» di analizzare con calma gli «atti fondamentali» dell’esecutivo, evitando una «forzata compressione dei tempi». Mentre sul versante giustizia Mattarella ha chiesto di portare a termine la riforma del Csm che, peraltro, è bloccata proprio alla Camera, visto che in commissione Giustizia si attendono da mesi gli emendamenti del ministro Cartabia.
E’ proprio su queste due direttrici che ieri il governo ha iniziato a muovere i primi passi. Di prima mattina, Palazzo Chigi ha smentito con nettezza «le indiscrezioni riportate da alcuni quotidiani» (compreso il Giornale) secondo cui si starebbe ragionando su una rimodulazione del format della cabina di regia. All’interno della quale il coordinamento è sostanzialmente con i ministri competenti a seconda del tema trattato, figure che però spesso non coincidono con le leadership dei rispettivi partiti. Smentite a parte, l’impressione che Draghi voglia cambiare passo rispetto a un primo anno di governo in cui si è tenuto a debita distanza dai partiti pare trovare conferma. Tanto che ieri il premier ha avuto un faccia a faccia di quasi un’ora con Conte, uno dei suoi principali avversari nella corsa al Quirinale. Un incontro, spiegano da Palazzo Chigi, in cui «sono stati affrontati i temi legati all’azione di governo», nella consapevolezza che il M5s non è rappresentato solo da Di Maio. Ragionamento, a dire il vero, che vale anche per altri partiti, dalla Lega a Forza Italia.
E nella direzione di un maggior dialogo all’interno del Parlamento – e quindi anche con il governo, trattandosi di un esecutivo di unità nazionale – va anche Letta. Il segretario del Pd, che proprio ieri ha pranzato con Conte, si è infatti appellato ai partiti per mettere in pratica l’invito di Mattarella. «Troviamoci a discutere dello strumento parlamentare più idoneo e decidiamo insieme le forme con cui nell’ultimo anno di legislatura si può dare attuazione alle sollecitazioni del capo dello Stato», dice Letta. Proposta messa nero su bianco dalle capigruppo dem Serracchiani e Malpezzi che scrivono ai presidenti di Camera e Senato proponendo una «specifica sessione di dibattito parlamentare». E dalle altre forze politiche arriva una discreta apertura. I capigruppo di Lega e Forza Italia al Senato, Romero e Bernini, ma anche il sottosegretario azzurro Mulè, i grillini Brescia e Baldino e il presidente dei deputati di Leu Fornaro raccolgono infatti l’invito del Pd.
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