Conte: “Di Maio non cerchi di logorarmi. Draghi sia coraggioso sul bilancio”
ANNALISA CUZZOCREA
«Nel Movimento nessuno deve sentirsi indispensabile, nemmeno io». Giuseppe Conte dice di aver preso in mano i 5 stelle «per costruire, non per favorire scissioni». Ma anche che «le correnti non possono esistere, si decide la linea insieme, poi la si rispetta».
Presidente, il caso Belloni è diventato una sorta di giallo.
Davvero pensava, quando ha chiamato Beppe Grillo, che su di lei ci fosse
un accordo pronto e già avallato dalle altre forze politiche? E non,
come ha detto il Pd, un’intesa di massima su una rosa che andava ancora
vagliata?
«Ho già chiarito che su quel nominativo non si è
arrivati all’ultimo. Quando l’abbiamo proposto a Salvini con Letta
eravamo consapevoli che era un nome solido e super partes, lo stavamo
vagliando da giorni, fermi restando i passaggi finali interni che
ciascun partito si riservava di fare. Il sì di Salvini è stata una
svolta importante, insieme a quello della Meloni, eravamo a un passo.
Poi è intervenuto il partito trasversale che non vuole il cambiamento
nel Paese».
Si è molto arrabbiato per la dichiarazione
arrivata dal ministro degli Esteri a trattativa in corso. È stata però
proprio Belloni a definire Di Maio sempre leale. Questo smentisce i
vostri sospetti?
«Tanto Elisabetta Belloni quanto Paola
Severino rispondevano all’identikit che ci eravamo dati: personalità di
alto profilo, super partes. In aggiunta, entrambe offrivano l’occasione
storica di introdurre un elemento di forte innovazione nel sistema
politico italiano eleggendo al Colle una donna per la prima volta».
Ma Di Maio già il giorno prima del fatidico venerdì aveva detto:
«Elisabetta è mia sorella, si stia attenti a non usare il suo nome per
spaccare la maggioranza». Lei sapeva che quel nome avrebbe creato
problemi.
«Quelle dichiarazioni mi hanno sorpreso, visto
che Di Maio stesso ha sempre sostenuto che i nomi non vanno bruciati.
Infatti io in pubblico ho sempre evitato di farli. E non mi sono mai
arrivate, all’interno del Movimento e della cabina di regia, obiezioni
di sorta. Anzi».
Non teme che quest’insistenza sulla
necessità che al Colle andasse una donna sia irrispettosa nei confronti
di Sergio Mattarella?
«Il nostro gruppo parlamentare ha
sempre apprezzato Mattarella ma all’inizio non c’era la disponibilità
del capo dello Stato e non c’era una sufficiente maggioranza numerica.
Siamo un movimento che osa, prova a cambiare le cose. Abbiamo tentato la
strada di una donna autorevole al Colle, ce l’hanno sbarrata. Non è mai
stata una linea irriguardosa nei confronti del presidente, un’opzione
di garanzia che come Movimento abbiamo fatto crescere costantemente
nelle votazioni».
Non è stato Di Maio?
«Non so cosa abbia fatto
concretamente Di Maio. So solo che con i capigruppo abbiamo sempre
vigilato perché quest’opzione crescesse giorno dopo giorno e rimanesse
valida sino alla fine. E aggiungo che la mia più forte premura è che ci
fosse un’ampia maggioranza numerica. Condizione che si è realizzata solo
la mattina del voto finale, con l’apertura della Lega».
Quando ha preso in mano il Movimento ha promesso meno
verticismo rispetto al passato. Ma il conflitto nato sembra dimostrare
il contrario. Non è che il padre padrone lo sta facendo lei?
«Mi
dicono che nella storia del Movimento non ci siano mai stati tanti
incontri e cabine di regia come in questi mesi. Questo sforzo serve a
mettere a punto in maniera collegiale una linea politica che spetta a me
riassumere e portare avanti. Seguire un diverso indirizzo, andare in
direzioni opposte, non significa tanto indebolire una leadership quanto
creare confusione e danneggiare il Movimento».
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