M5S, un Grillo per la testa

E quindi è da lì che bisogna ripartire. Chi è ostile a Conte, preme perché Grillo segua ora tutti i passaggi saltati. Che addirittura torni a votare sulla piattaforma Rousseau di Davide Casaleggio, in modo che l’avvocato dei ribelli Lorenzo Borrè non abbia più nulla a cui appellarsi. Ma questo sarebbe, per l’ex premier, uno scenario inaccettabile. Grillo lo sa, è stata una delle ragioni della lite che in estate ha segnato una frattura profonda tra i due. Quando volarono parole grosse: «Non sono un prestanome», diceva Conte; «Non hai visione politica né capacità manageriali», ribatteva il Garante.

Adesso le strade di cui Grillo ha parlato con chi lo sta consigliando in queste ore sono due: la prima e più sicura sarebbe quella di indire la votazione per un nuovo comitato di garanzia, tre persone che vanno scelte stavolta tra i non eletti (non possono essere parlamentari, né consiglieri regionali o comunali). Il nuovo organo avrebbe il compito di stabilire le regole per la votazione del comitato direttivo, nella prima ipotesi. O per far rivotare daccapo lo statuto voluto da Giuseppe Conte per poi incoronarlo di nuovo presidente, nella seconda. Quella per cui l’ex premier tifa apertamente.

Conte non ha infatti alcuna intenzione di mettersi a gareggiare con avversari pronti a correre, come l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi o – seppure con una posizione meno ostile rispetto a lui – l’europarlamentare Dino Giarrusso. Né tanto meno se a decidere di entrare di nuovo nell’agone fossero Luigi Di Maio o qualcuno dei suoi fedelissimi, che avrebbero così un posto nella “segreteria” M5S. È vero che potrebbe approfittare dell’occasione per riaffermare il suo consenso tra gli iscritti, ma il rischio che le cose si complichino ancora di più è troppo alto per decidere di correrlo.

«La verità – diceva già nei giorni scorsi Roberta Lombardi, assessora alla Transizione della Regione Lazio – è che doveva fare quello che gli era stato consigliato a giugno. Creare un soggetto politico tutto suo e liberarsi da tutti questi bizantinismi. Era quasi convinto, poi lo hanno fermato». È a questa possibilità che, anche senza nominarla, Conte fa riferimento quando – nelle interlocuzioni di queste ore – pone le sue condizioni. Vuole risolvere le cose, la decisione di dare retta a Grillo e di non forzare annullando il suo impegno in tv con Porta a Porta va in questa direzione, ma non resterà a tutti i costi. Ed è certo che, se decidesse di strappare, non resterebbe solo. 

LA STAMPA

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