Milano, benzina sopra i 2 euro al litro: prezzi alle stelle. Ecco la mappa dei distributori più convenienti

Autolavaggi e minishop

Se il cliente piange, il benzinaio non ride. «Quando va bene, il guadagno lordo per ogni litro di carburante erogato è di 4 centesimi — confessa Agnese Galli dalla piattaforma Keropetrol di via San Marco, dentro l’Area C, la zona del centro storico che fa selezione di veicoli (con divieti e ticket) e che in dieci anni ha visto l’abbandono di decine di piazzole —. Siamo rimasti una manciata. Sto andando avanti per passione, ma non posso più ignorare il conto in banca. Ho la verde quasi a 2 euro: difficile attirare, specie in regime di traffico limitato». Non va sempre meglio in periferia. Al distributore Ip di piazza Amati, quartiere San Siro, la benzinaia Daniela «serve» a 2,129 e benedice l’autolavaggio: «La mia salvezza contro la chiusura, perché la pulizia del mezzo è spesso associata al rifornimento. E viceversa». L’altro vantaggio competitivo è un minishop dove il cliente può bere un caffè e fare due chiacchiere: «Con il tempo si sono creati legami affettivi, mi conoscono e tornano nonostante tutto».

A rischio un terzo dei gestori

Ad amplificare il grido della categoria è la Figisc, la Federazione che tutela i gestori degli impianti di carburante: «La pandemia ha ridotto l’erogato del 20%, ma ora la situazione è diventata drammatica a causa degli enormi costi dell’energia – spiega il presidente provinciale Luca Squeri –. Basti pensare che le stazioni di servizio sono illuminate anche di notte. Un terzo rischia lo stop, e già oggi quelle davvero attive potrebbero essere meno di trecento. Se il governo non ci sostiene sarà complicato essere attori nella sfida della transizione energetica».

La proposta dei consumatori

Chi ci guadagna, dunque, se benzinai e clienti sono alle strette? E cosa si può fare per calmierare i prezzi? Oltre alle major del petrolio «a beneficiare del rincaro industriale della materia prima sono soprattutto le casse dello Stato — illustra Tatiana Oneta, fiscalista di Altroconsumo —, perché se l’Iva rimane al 22 per cento le entrate crescono». Ed essendo difficile intervenire sull’accisa, l’imposta ferma a 72 centesimi al litro dal 2015, l’associazione dei consumatori sta raccogliendo firme «per una petizione dove chiederemo la riduzione dell’Iva sul carburante al 18 per cento».

CORRIERE.IT

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