I partiti e le lobby all’assalto: 90 audizioni e 50 memorie per colpire il cuore del Pnrr

Che la concorrenza sarebbe stata il vero ostacolo per il successo del Recovery, a Palazzo Chigi lo sanno sin da prima dell’arrivo di Mario Draghi. A Bruxelles sperano che la competenza e l’esperienza dell’ex direttore generale del Tesoro facciano la differenza, ma in questo caso non bastano frasi a effetto nel momento giusto. Draghi dovrà mobilitare tecnici e sottosegretari disposti a passare nottate nelle Aule, smussare gli angoli, evitare gli agguati delle lobby. Per conquistare il primo finanziamento del Recovery le strutture ministeriali hanno strappato diversi compromessi a Bruxelles. Quest’anno sulla concorrenza la fantasia non potrà superare la sostanza. Fatta eccezione per la liberalizzazione dei taxi, la legge non potrà essere stravolta, perché non chiede nulla di più di ciò che impone il cronoprogramma del Recovery. Per mantenere la promessa fatta due giorni fa a Genova di centrare di nuovo gli obiettivi, a Draghi deve riuscire il miracolo di ottenere un passo indietro dei partiti e delle lobby a un anno dalle elezioni.—

LA STAMPA

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