Le nostre ipocrisie e illusioni nazionali
Siamo, insieme al Giappone, uno dei Paesi più anziani (e indebitati) al mondo. L’immigrazione di forza lavoro giovane non è più un tabù nemmeno a Tokyo. Ma sarebbe sbagliato, oltre che crudele, dire: ci cerchiamo all’estero i lavoratori che mancano. No. Sono persone che devono trovare in Italia, grazie anche al loro livello di studio (spesso svolgono lavori inferiori alle loro qualifiche) una meta di promozione sociale, un orizzonte di libertà e diritti. E il Paese deve saper offrire loro percorsi di formazione e, in prospettiva, di cittadinanza. Ma soprattutto credere nell’inclusione. Non far finta, per esempio, che non esista già una classe media di immigrati. C’è ed è fortissima. Giusto che sia meglio rappresentata, nelle aziende e nelle istituzioni. Uscire dall’ipocrisia collettiva per la quale, imprenditori che chiuderebbero le loro aziende senza immigrati, poi sostengono politicamente muri e blocchi navali. O semplicemente i tanti cittadini che non hanno problemi sulla cittadinanza per i collaboratori domestici o per coloro che aiutano gli anziani, salvo poi negarla agli altri. I badanti (1,2 milioni) sono il doppio dei dipendenti del Servizio sanitario nazionale. Se decidessero un giorno di scioperare tutti insieme bloccherebbero veramente un Paese anziano, un po’ distratto e pericolosamente illuso.
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