“Se Mario lo vorrà, io sarò al suo fianco anche questo è un dovere della medicina”
Non potrebbero bastare le cure palliative, come sostenuto anche dalla Chiesa?
«Lo ribadisco: è una scelta del paziente. Se si sospendono le cure e si procede a una sedazione palliativa profonda, il paziente dopo 3-5 giorni muore. Ma il malato ha il diritto di scegliere di finire la sua vita in un momento, senza questo iter».
Lei ha aiutato a morire Welby e ora è disposto a farlo anche con Mario. Che cosa si prova in una simile situazione?
«Io ho una visione funzionale al paziente. Il mio obiettivo è servire il paziente. Ritengo vada archiviato il metodo Ippocratico di decidere per lui. Va abolita la visione sacerdotale del medico che prende le decisioni al posto del paziente. Fino a 30 anni fa non era neppure previsto l’attuale consenso informato sugli interventi chirurgici, dobbiamo andare nella direzione di mettere al primo posto la volontà di chi soffre».
In Italia manca una legge sia sul suicidio assistito sia sull’omicidio consenziente ovvero l’eutanasia. A quali Paesi guarda come modello?
«Basterebbe che i nostri politici, che purtroppo non sono stati in grado di decidere tanto da indurci a chiedere un Referendum, copiassero il modello spagnolo. Persino nella cattolicissima Spagna, dal 1 gennaio scorso, è in vigore una legge che garantisce sia il suicidio assistito sia l’omicidio consenziente». —
LA STAMPA
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