Biden e l’Ucraina, il piano B per evitare la guerra: patto con Putin sull’Europa di domani
Sulla stessa lunghezza d’onda si esprime Dmitri Trenin, autorevole analista russo che dirige l’ufficio di Mosca del Carnegie Endowment for Peace. Per lui l’obiettivo di Putin non è conquistare l’Ucraina, ma cambiare gli equilibri nell’Europa dell’Est in senso meno sfavorevole agli interessi russi. È essenziale che rimangano fuori dalla Nato per un tempo lungo Ucraina, Georgia e Moldavia; e vuole fuori dalla portata i missili intermedi Usa. Con questi risultati Putin potrebbe presentarsi trionfalmente alla rielezione nel 2024.
La Rand Corporation, altro think tank ascoltato dal Pentagono e dal Dipartimento di Stato, immagina la creazione di un Consiglio di Sicurezza europeo (Stati Uniti, Russia, Francia, Germania, Inghilterra) garante di un «cuscinetto» di Stati non allineati: le stesse ex repubbliche sovietiche di cui sopra, più Armenia e Azerbaigian. «Cercare consenso — sostiene Samuel Charap della Rand — non è appeasement o cedimento, è pragmatismo». Durante la prima guerra fredda oltre alla Finlandia anche un altro Paese di frontiera, l’Austria, si accomodò in una neutralità fra i blocchi. Non furono soluzioni ideali: Vienna e Helsinki rinunciarono a pezzi di sovranità. A volte ci si accontenta del meno peggio.
Le colombe che suggeriscono a Biden un piano B, non sono destinate per forza a prevalere. A Washington lo schieramento dei pessimisti condanna come un errore la ricerca del compromesso con Putin: secondo i falchi ogni cedimento incoraggerà l’autocrate russo nelle sue pulsioni aggressive, ogni pezzo d’influenza riconquistato da Mosca farà crescere ancora i suoi appetiti. Le alternative proposte dai falchi hanno punti deboli. In particolare le sanzioni: da una parte farebbero altrettanto danno all’Europa occidentale se si arrivasse al ricatto energetico; d’altra parte spingerebbero sempre più la Russia nella sfera economica della Cina.
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