Scholz e Putin: l’ora di trattare. Dai russi primo ritiro parziale
di Paolo Valentino
I due leader dicono di voler evitare la guerra. Il capo del Cremlino su Schröder: dovete essergli grati
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO – «Il nostro dannato dovere è di evitare una guerra in Europa», dice Olaf Scholz al termine del lungo incontro con Vladimir Putin
al Cremlino. «La Russia non vuole la guerra», ribatte l’anfitrione. È
venuto nella tana dell’orso, il cancelliere tedesco. E non senza
sorpresa, non l’ha trovato inferocito. Preceduto
dall’annuncio dell’inizio di un ritiro dalle frontiere con l’Ucraina,
Scholz è accolto dal presidente russo senza toni aggressivi, anche se ancora duri nella sostanza.
Il colloquio avviene allo stesso tavolo «made in Cantù» lungo sei metri, dove Putin aveva dialogato con Emmanuel Macron.
La distanza fra i due leader è ancora più ampia in conferenza stampa,
forse perché il cancelliere ha rifiutato il test molecolare dei medici
del Cremlino, preferendo farsi fare il Pcr da una dottoressa
dell’ambasciata tedesca. Dettagli.
La visita a Mosca è un successo per Olaf Scholz,
al suo vero battesimo del fuoco sulla scena internazionale. Ha parlato
di tutto con Putin, il capo del governo federale. «Nessun tema è stato
escluso», compresi lo scarso rispetto dei diritti umani, il caso Navalny,
la chiusura dell’ufficio moscovita di Deutsche Welle decisa dal
Cremlino, la trattativa nucleare con l’Iran su cui Mosca e Berlino
condividono la necessità di un rilancio. Ma l’Ucraina ha dominato l’incontro, con il corollario del Nord Stream 2, vero sismografo dei rapporti russo-tedeschi. «Le vie diplomatiche non sono concluse —
dice il cancelliere al termine — e non dobbiamo cacciarci in un vicolo
cieco perché sarebbe una sciagura. Siamo pronti con i nostri partner e
alleati nella Ue e nella Nato e con la Russia a discutere i passi
concreti per migliorare la sicurezza di entrambe le parti e quella
comune».
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