Referendum Eutanasia, la Consulta boccia il quesito

di Alessandra Arachi

Fine vita, la Corte Costituzionale ha giudicato inammissibile il quesito referendario. L’Associazione Luca Coscioni, promotrice del referendum, aveva raccolto un milione e 200 mila firme. Marco Cappato: «Brutta notizia per la democrazia»

La Corte Costituzionale ha respinto il referendum sull’eutanasia legale. La Consulta ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mirava, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili.

Il quesito del referendum prevedeva l’abrogazione parziale dell’articolo 579 del codice penale (quello che disciplina il reato di omicidio del consenziente) cosa che avrebbe comportato l’introduzione dell’eutanasia legale. Il comitato promosso dall’associazione Luca Coscioni per questo referendum aveva raccolto oltre 1 milione e 200 mila firme, tra fisiche ed elettroniche. Per Marco Cappato , dell’associazione Luca Coscioni, la decisione della Corte è «una brutta notizia» per «coloro che subiscono e dovranno subire ancora più a lungo» e «per la democrazia». «Proseguiremo con altri strumenti. Come con Piergiorgio Welby e Dj Fabo. Andremo avanti con la disobbedienza civile, faremo ricorsi», aggiunge Cappato, che poi chiosa:«Eutanasia legale contro eutanasia clandestina».

Secondo quanto previsto dal referendum, per ottenere la legalizzazione dell’eutanasia si sarebbe passati attraverso la depenalizzazione parziale dell’omicidio del consenziente, con esclusione di casi ben definiti. Ovvero in caso di consenso dato da persona minore degli anni diciotto, da persona inferma di mente, o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per un’altra infermità o per l’abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti; una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione oppure carpito con inganno. Tutti questi casi avrebbero continuato ad essere puniti come omicidi dolosi. Ma, come detto, la Consulta non ha giudicato ammissibile il quesito.

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