Putin nella bolla: tutti i falchi del presidente russo
di Fabrizio Dragosei
Chi sono i collaboratori con cui lo «zar» del Cremlino si confronta prima di prendere qualsiasi decisione
Il tavolone lungo sei metri che divideva la settimana scorsa Vladimir Putin dal presidente francese Emmanuel Macron giunto in visita al Cremlino dà l’idea dell’isolamento nel quale vive il leader russo ormai da quasi due anni. Un isolamento sanitario che si somma però ad un allontanamento da tutti quei liberali, riformisti e democratici che gli erano stati vicini all’inizio della sua presidenza. Il capo dello Stato russo vede poca gente, non viaggia e attorno a lui sono sempre più presenti gli ex compagni di Kgb, gli uomini che provengono dalle forze armate e che sembrano avere tutti le stesse opinioni. Opinioni che non considerano certo quello occidentale come un modello verso il quale indirizzare la Russia.
Il 4 febbraio Putin ha rimesso piede fuori dalla Russia per la prima volta dopo 13 mesi, andando in Cina ad incontrare il leader Xi Jinping. I visitatori che arrivano dall’estero vengono controllati accuratamente per motivi di sicurezza sanitaria. È un miracolo se in questi ultimi giorni ha ricevuto diversi politici europei che si sono rifiutati di sottoporsi a un tampone anti-Covid per mano dei medici del Cremlino, come Macron e il cancelliere tedesco Scholz.
Sono scomparsi dal radar del Cremlino tutti coloro che all’inizio degli anni Duemila lavoravano per orientare il Paese verso l’economia di mercato e la piena democrazia. Aleksej Kudrin era stato messo alla guida dell’importantissimo ministero delle Finanze oltre a essere vice premier. L’economista proviene dalle fila dei liberali di San Pietroburgo, cresciuti all’ombra del sindaco riformista Anatolij Sobchak del quale era vice lo stesso Vladimir Putin quando aveva abbandonato il Kgb e si era dimesso dal Partito Comunista. Kudrin si batteva perché non fosse aumentato il ruolo dello Stato nell’economia. Allontanato dal governo nel 2011 quando Putin era primo ministro, è finito a guidare la Corte dei Conti.
Come capo del sistema energetico nazionale e poi del progetto per le nanotecnologie Putin aveva scelto all’inizio Anatolij Chubais, uno dei giovani vice premier che, con il precedente presidente Boris Eltsin, aveva guidato la grande privatizzazione dell’economia sovietica. Cosa impensabile ora, per anni Chubais è stato contemporaneamente alla guida di aziende statali russe e membro del consiglio di sorveglianza di una banca americana, la Jp Morgan Chase. Oggi ha un ruolo puramente formale come rappresentante del presidente presso le organizzazioni internazionali. Sergej Kiriyenko, una delle giovani promesse alle quali guardava Eltsin e che è stato capo del governo, ora è vice responsabile dell’amministrazione presidenziale. L’ex premier Mikhail Kasyanov nominato nel 2000 dallo stesso Putin, è finito addirittura tra le file dell’opposizione.
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