Putin nella bolla: tutti i falchi del presidente russo

Sono sempre più presenti invece coloro che hanno un’idea dei rapporti con il resto del mondo e del ruolo della Russia del tutto differente. Un Paese accerchiato, con nemici ovunque che sembrano pensare solamente al modo migliore per annientarlo.

Sergej Naryshkin, il potente capo del servizio di spionaggio estero Svr, viene dall’allora Leningrado come Putin e dalla scuola del Kgb. Incontra spesso il capo del Cremlino e le sue opinioni non lasciano dubbi. Parlando della situazione in cui vivono oggi coloro che parlano russo in Ucraina, ha sostenuto pochi giorni fa di avere a volta l’impressione «che una macchina del tempo ci trasferisca negli anni più terribili dell’occupazione hitleriana». Per quanto riguarda il suo Paese, Naryshkin è convinto che i tentativi di mandarlo in rovina non abbiano mai fine: «Finché la Russia resta inattaccabile da qualsiasi aggressione esterna, il tema di far vacillare la situazione dall’interno non perderà mai attualità per i nostri oppositori».

Ascoltatissimo da Vladimir Vladimirovich è Nikolaj Patrushev, ex capo dell’Fsb, principale successore del Kgb, ora segretario del Consiglio di Sicurezza. Viene pure lui da Leningrado e si è diplomato alla scuola superiore del Kgb. È convinto che gli Stati Uniti «preferirebbero che la Russia non esistesse nemmeno come Paese». In quanto alla Nato, questa non è altro che la versione moderna del sistema medievale dei vassalli. «La russofobia occidentale ha una storia lunga», afferma. C’era già ai tempi di Ivan il Terribile: «Le pratiche russofobe sono sempre le stesse, sia oggi che centinaia di anni fa».

Alla guida del ministero della Difesa c’è Sergej Shoigu, un siberiano generale dell’esercito che non viene dal Kgb ma che ha idee assai simili a quelle dei suoi colleghi. L’apertura della Nato ai Paesi che facevano parte dell’Urss e quindi l’avvicinamento dell’Alleanza ai confini russi, gli ricorda l’avanzata nazista. A una dichiarazione della ministra della Difesa della Repubblica Federale, tre mesi fa ha risposto stizzito: «Dovrebbe sapere bene come una cosa del genere andò a finire per la Germania e per l’Europa».

Sempre da Leningrado e dal Kgb viene anche l’attuale capo dell’Fsb, Aleksandr Bortnikov il quale si dice convinto che «la distruzione della Russia resta per alcuni un’idea fissa». È con questi collaboratori che Putin si confronta il più delle volte prima di prendere qualsiasi decisione, sia che si parli di politica interna che di politica estera o di economia. E, bisogna riconoscerlo, nei loro confronti Vladimir Vladimirovich è senz’altro una colomba.

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