Pensioni, le vie per l’anticipo: ecco le quattro ipotesi
LUCA MONTICELLI
ROMA. Governo e sindacati sono ormai al rush finale per arrivare alla riforma delle pensioni. La prossima settimana si terrà un nuovo round tra i tecnici e poi ci sarà un vertice politico tra i leader di Cgil, Cisl e Uil, il ministro dell’Economia Daniele Franco, quello del Lavoro Andrea Orlando e alla riunione probabilmente parteciperà anche il premier Mario Draghi.
«Quota 102», la possibilità di andare in pensione con 64 anni e 38 di contributi, terminerà a dicembre e poi dovrà partire il nuovo sistema per garantire flessibilità a chi sceglie di lasciare il lavoro prima dei 67 anni previsti dalla riforma varata dalla ministra Elsa Fornero, ai tempi del governo di Mario Monti. L’ipotesi sul tavolo è quella di individuare una finestra di uscita a 64 anni di età, con delle penalità per chi decide di anticipare la quiescenza.
Governo e sindacati trattano, ma su giovani e donne si profila un’intesa per scongiurare assegni troppo bassi in futuro. Per i giovani, infatti, si ragiona su una pensione di garanzia che li tuteli da carriere discontinue e buchi previdenziali. Per le donne si cerca un sostegno più forte, strutturale e meno penalizzante di Opzione donna.
I sindacati hanno proposto un anno di anticipo per ogni figlio e la valorizzazione della cura garantita a persone disabili o non autosufficienti.
LA PROPOSTA DEI SINDACATI
Flessibilità dai 62 anni o con 41 di contributi
La
piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil – consegnata al governo quasi
un anno fa – auspica l’estensione della flessibilità a partire dai 62
anni o con 41 di contributi a prescindere dall’età, permettendo ai
lavoratori di poter scegliere quando andare in pensione senza
penalizzazioni per chi ha iniziato a versare prima del 1996. Tra le
ipotesi anche la modifica del meccanismo di adeguamento alla speranza di
vita. Cgil, Cisl e Uil puntano su condizioni più favorevoli e
strutturali per l’accesso alla pensione delle categorie più deboli, ad
esempio gli usuranti che rientrano nell’Ape sociale.
L’IPOTESI DELL’INPS
La quota retributiva raggiunti i 67 anni
Andare
in pensione prima dei 67 anni della Fornero solo con il ricalcolo
dell’assegno contributivo. È il principio richiamato dal premier Draghi
che dovrebbe essere il pilastro della prossima riforma. L’idea del
governo considera finestre di uscita dai 64 anni di età con almeno 20 di
contributi. Una sorta di «Opzione tutti» che però non piace ai
sindacati perché, proprio come accade con Opzione donna, temono un
taglio del trattamento pari al 30%. Dalle simulazioni condotte dai
tecnici dell’esecutivo emerge anche la possibilità di variare il taglio
dell’assegno in base agli anni di anticipo.
LA LINEA DEL GOVERNO
Trattamento ridotto per chi esce prima
Andare
in pensione prima dei 67 anni della Fornero solo con il ricalcolo
dell’assegno contributivo. È il principio richiamato dal premier Draghi
che dovrebbe essere il pilastro della prossima riforma. L’idea del
governo considera finestre di uscita dai 64 anni di età con almeno 20 di
contributi. Una sorta di «Opzione tutti» che però non piace ai
sindacati perché, proprio come accade con Opzione donna, temono un
taglio del trattamento pari al 30%. Dalle simulazioni condotte dai
tecnici dell’esecutivo emerge anche la possibilità di variare il taglio
dell’assegno in base agli anni di anticipo.
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