Intervista a Zelensky: «Non ho paura per la vita: mi protegge la mia gente»

Molti uomini ucraini stanno inviando all’estero mogli e figli. Dove si trova la sua famiglia?
«La mia famiglia è in Ucraina. Preferisco non dire altro in proposito, grazie».

Già da una settimana, una colonna di mezzi corazzati, camion e artiglieria, lunga 60 km, è in marcia verso Kiev (…). Ha paura di un accerchiamento dei russi?
«No. Non abbiamo paura. Abbiamo già dimostrato al mondo che sappiamo difenderci. Ma siccome parlate di paura, ho una cosa da dirvi: non siamo noi a doverci sentire intimoriti, bensì i politici di tutto il mondo. Voglio dire, tutti coloro che oggi guardano all’Ucraina e si chiedono: anche il mio Paese rischia l’invasione? Quello che la Russia sta facendo all’Ucraina in questo momento, altri Paesi potrebbero tentare di farlo nei confronti dei loro vicini. Ed è per questo che la difesa dell’Ucraina e il sostegno dell’Occidente, rappresentano realmente una mobilitazione globale contro la guerra. Tutti i potenziali aggressori in giro per il mondo devono sapere che cosa li aspetta, se osano scatenare una guerra».

Per quanto tempo Kiev può resistere a un assedio?
«Le forze russe dovevano occupare Kiev già nei primi giorni di guerra. A che punto sono adesso? L’Ucraina sta difendendo la sua sovranità. Stiamo combattendo per tutelare l’esistenza di Stati come l’Ucraina e mantenerla sulla mappa politica mondiale, lo Stato indipendente del popolo multiculturale ucraino».

L’Occidente sta aiutando l’Ucraina rifornendola di armi. (…) Questo materiale sta arrivando in tempo?
«Buona domanda. Vorrei aggiungere qualche particolare. Solo pochi mesi fa, la guerra non c’era ancora, ma tutti capivano che l’invasione era imminente. Le truppe russe erano già ammassate lungo le nostre frontiere. Ho chiesto di colpire la Russia con le sanzioni, in modo che Putin ci ripensasse. Ma non è stato fatto. Ho chiesto aiuti per l’Ucraina, per rafforzare le sue difese. Anche questo non è stato fatto. Adesso siamo davanti all’invasione. L’esercito russo sta annientando le nostre città e mitragliando i profughi lungo le strade. Ma lo capite? Stanno massacrando anche i civili in fuga. I loro missili colpiscono palazzi, chiese, università. Siamo alla barbarie. Sì, stiamo ricevendo forniture di armi. Ma è chiaro che ci serve ben altro. Perché la barbarie non conosce limiti».

Presidente, lei è di fede ebraica. Che cosa ha pensato quando Putin ha dichiarato che la popolazione del Donbass doveva essere salvata dal genocidio e occorreva liberare l’Ucraina dal governo di presunti nazisti?
«Sono convinto che il presidente russo ben di rado si confronta con persone oneste e sincere. Qualunque cosa gli arrivi all’orecchio o gli venga consegnato nei rapporti scritti, questo è quanto sentiamo dire da lui».

La sorprende che Putin sia tentato di andare avanti a oltranza?
«L’invasione non è stata una sorpresa, ma la brutalità sì. Quello che i soldati russi stanno facendo ai civili va al di là di ogni immaginazione. Le bombe sulle case e sui palazzi. I sistemi missilistici che stanno usando per colpire i quartieri residenziali. Questi sono crimini di guerra».

Migliaia di civili ucraini, uomini e donne, hanno deciso di andare in battaglia. Ma lei non ha lasciato la scelta agli uomini. Ha senso spedire uomini impreparati a combattere contro soldati di professione?
«Se non si tratta di difendere semplicemente una zona, ma un Paese intero, ti ingegni come puoi. Noi non disponiamo di altrettanti soldati come la Russia. Nè possiamo misurarci con i loro mezzi e i loro missili. Ma abbiamo qualcosa che loro non hanno: un popolo che ama la libertà ed è pronto a combattere per difenderla. Questa è una guerra del popolo e ogni cittadino ha un ruolo da svolgere. Specie quando si tratta della difesa del territorio».

L’Occidente ha colpito la Russia con sanzioni durissime: le ritiene sufficienti?
«Se lo fossero, l’offensiva sarebbe stata già fermata. Ma si continua a comprare petrolio e gas dalla Russia. Le imprese occidentali sono ancora attive nel mercato russo, nascondendosi dietro varie scuse. Sì, sono state imposte le sanzioni, e ve ne siamo grati. Ma noi in questo momento siamo bersaglio di un attacco che ci riporta alla mente i momenti peggiori della Seconda guerra mondiale. È per questo che le sanzioni devono essere ulteriormente inasprite».

Quali altre sanzioni servirebbero?
«Quando parliamo di sanzioni, occorre innanzitutto bloccare l’esportazione di gas e prodotti petroliferi. Chiudere i porti di tutto il mondo alle navi russe. I trasportatori devono rifiutarsi di inviare e ricevere merci da o per la Russia. Escludere tutte le banche russe dal sistema SWIFT, e dico tutte, senza eccezioni. Queste sono le azioni concrete da intraprendere. Se non lo fate adesso, sarete costretti ad adottare misure molto più pesanti per proteggere le repubbliche baltiche, la Polonia, la Moldavia, la Georgia, ed altri Paesi confinanti con la Russia da possibili invasioni. Ed è inoltre di importanza cruciale che i Paesi occidentali stabiliscano una no-fly zone umanitaria sull’Ucraina».

L’Occidente non può dichiarare una no-fly zone, altrimenti ogni velivolo russo nei cieli ucraini dovrebbe essere abbattuto. E un’azione del genere segnerebbe l’inizio della Terza guerra mondiale.
«Allora dateci aerei da combattimento e sistemi di difesa antiaerea e ai nostri cieli ci penseremo noi».

Crede che le pressioni economiche costringeranno Putin a rinunciare alla sua impresa?
«L’Occidente non ha ancora esercitato il genere di pressioni economiche tali da giustificare questa ipotesi».

Continuano i negoziati tra le delegazioni russa e ucraina. Ci crede sul serio?
«L’Ucraina ha sempre proposto alla Russia di negoziare, di trattare la pace. La pace è il primo dei nostri obiettivi. Ma per prendere sul serio i negoziati, occorre vedere i risultati. E io ancora non ne vedo».

Putin minaccia la guerra nucleare contro l’Occidente, nel caso di intervento diretto. Crede che sia possibile?
«Credo che la minaccia di guerra nucleare non è altro che un bluff. Una cosa è agire da assassino criminale, un’altra scegliere il suicidio. L’utilizzo di armi nucleari significa la fine per tutte le parti in causa, non solo per chi schiaccia il bottone per primo. A mio avviso, le minacce di Putin sono un segnale di debolezza. Ricorre alla minaccia delle armi nucleari perché i suoi piani non stanno funzionando. Sono certo che la Russia è ben consapevole delle conseguenze catastrofiche di qualunque tentativo di far uso delle armi nucleari».

Nel 1994 l’Ucraina consegnò le sue armi nucleari. In cambio, Russia, Gran Bretagna e Usa si impegnarono a tutelarne la sovranità. Lei crede che fu un errore storico firmare quell’accordo?
«I firmatari hanno violato i termini del Memorandum di Budapest, questo è stato l’errore. Se l’accordo avesse ottenuto il suo scopo, si potrebbe dire ai Paesi che vogliono dotarsi di armi nucleari: ecco le garanzie per la vostra sicurezza, rinunciate alle armi nucleari. L’aggressione di Putin, invece, ha inviato ben altro segnale a tutto il mondo: quelle garanzie sono carta straccia, anche se recano la firma delle superpotenze. Persino la Russia si dichiarò garante della nostra sicurezza e adesso fa di tutto per annientarci. Chi ci crederà più, al potere dei trattati? Perciò punire severamente la Russia è l’unico modo per riconfermare la legittimità dei trattati internazionali. E l’Occidente può farlo».

Gira voce che lei abbia offerto 40.000 dollari a ogni soldato russo disposto a deporre le armi. La proposta è ancora valida?
«Non posso rivelare tattiche militari ma confermo che abbiamo già catturato centinaia di soldati russi».

L’Ucraina ha chiesto di entrare a far parte dell’Unione europea. Quali sarebbero i vantaggi per il suo Paese?
«L’Ucraina vanta già una stretta collaborazione con l’Ue. Il nostro popolo vuole libertà e democrazia. Con un Paese membro come l’Ucraina, l’Unione europea si assicura una nazione amica capace di combattere con tutte le sue forze per la libertà, la democrazia e l’uguaglianza, e quindi per l’Europa intera. Per il mio Paese, questo significa il traguardo di un lungo cammino che abbiamo percorso per ricongiungerci alla comunità europea, alla quale storicamente apparteniamo».

Solo pochi anni fa, la sua vita era molto diversa, da attore e regista. Adesso la sua vita è carica di gravi responsabilità. Si chiede qualche volta se ne è valsa la pena?
«Scusate, ma è una domanda davvero strana. Io non ho altra scelta. Bisogna combattere per la libertà. Sempre. E non conta chi sono stato in passato e chi sono adesso. Bisogna essere liberi, per assicurare la libertà ai nostri figli e alle nostre famiglie».

Se la Russia sconfigge l’Ucraina, che farà Putin del vostro Paese?
«È chiarissimo: chiunque, come i russi, è capace di bombardare gli asili o sparare missili Cruise contro case e palazzi è anche pronto a compiere le azioni più efferate. Si può tentare di annientare la popolazione, come si è già fatto in altre parti del mondo. Ma la Russia non riuscirà nel suo intento. L’Ucraina, con il sostegno del mondo intero, ha la forza necessaria per respingere l’invasione».

Crede che Putin stia già prendendo di mira altri Paesi, come la Moldavia?
«Ma siete a conoscenza di quanto annunciato a Mosca negli ultimi anni? Avete mai sentito una sola frase rispettosa nei confronti dell’Ue? Credete che Putin riconosca l’Europa come potenza alla pari? No. Il suo scopo è quello di dividere e lacerare l’Europa, come sta facendo con l’Ucraina. Ascoltate quello che dice la propaganda russa. Lo predicano persino dalle loro chiese, che bisogna conquistare altri Stati: la Moldavia, la Georgia, le repubbliche baltiche. A mio avviso anche la Polonia è minacciata. Anzi, l’intero continente europeo è in pericolo, fintanto che a Putin verrà consentito di aggredire un Paese vicino».

(Traduzione di Rita Baldassarre)- Die Zeit

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