Alternativa al gas russo, ecco le nuove rotte di Eni
Gabriele De Stefani
Accelerazione verso la transizione, obiettivi di riduzione delle emissioni da subito più ambiziosi, cifre e fornitori della via alternativa al gas russo. La guerra di Vladimir Putin irrompe nel piano strategico 2022-2025 di Eni e mette la garanzia degli approvvigionamenti in cima all’agenda: «Il conflitto ci costringe a vedere il mondo in modo diverso – dice l’ad Claudio Descalzi – è una tragedia umanitaria che ha generato nuove minacce alla sicurezza energetica. Dobbiamo dare una risposta senza abbandonare le nostre ambizioni per una transizione equa e la nostra strategia, che ci consente di essere pronti alla sfida». Mercati freddi (il titolo cede il 2,9% ), ma secondo gli analisti a deludere Piazza Affari non sono i progetti del gruppo, quanto la decisione di ritoccare solo di due centesimi (da 86 a 88) il dividendo per il 2022, pur affiancandolo ad un impegno finanziario cospicuo per un acquisto di azioni proprie da 1,1 miliardi di euro.
Il gas senza Putin
Tra i nove e gli undici miliardi di metri cubi di gas da Algeria e Libia al più presto, cinque dal Congo l’anno prossimo, due dai giacimenti italiani in un paio d’anni, forniture più robuste da Angola e Mozambico: l’agenda degli approvvigionamenti alternativi a Mosca da qui al 2024 è pronta. Ed Eni conterà sui progetti precedenti il conflitto, che consentono di offrire all’Europa, nel breve-medio periodo, circa 400 miliardi di metri cubi di gas. Cresce la quota di gas naturale liquido (15 milioni di tonnellate annue entro il 2025), con buona pace della carenza di rigassificatori in Italia che spingerà le forniture altrove. Per accelerare l’allentamento dei rapporti commerciali con Mosca, e prepararsi a un’eventuale chiusura dei rubinetti, corsia preferenziale per i progetti con tecnologie capaci di velocizzare gli approvvigionamenti. Specie negli anni in cui, da qui al 2025, Eni toccherà il picco nel ricorso agli idrocarburi (con il petrolio destinato alla progressiva marginalizzazione).
Meno emissioni e spinta green
Non cambia l’obiettivo finale (emissioni zero nel 2050), ma Eni accelera il ritmo del taglio alla CO2: i traguardi intermedi alzano la soglia di 10-15 punti percentuali, con il picco delle cosiddette emissioni dirette e indirette “Scope 1 e 2” azzerate già nel 2035, cinque anni prima del previsto. Alle porte c’è una crescita verticale degli investimenti per nuove soluzioni energetiche: il 30% entro il 2025, il 60% al 2030, fino all’80% nel 2040. La corsa si farà anche sulle gambe della neonata Plenitude (che offrirà elettricità verde ai clienti power e arriverà a una capacità rinnovabile di 15 gigawatt entro il 2030), della bioraffinazione (aumento a 6 milioni di tonnellate annue entro il 2050) e dell’idrogeno (4 milioni di tonnellate entro il 2050).
I clienti decarbonizzati
Dopo il decollo di Plenitude – la società del gruppo che integra rinnovabili, clientela retail e veicoli elettrici – ora tocca a un nuovo soggetto dedicato alla mobilità sostenibile: bioraffinazione, stazioni di servizio e car sharing in un unico business, per accompagnare i clienti in un’offerta tutta carbon-free. Per ora non è prevista la quotazione in Borsa, ma la linea è chiara: valorizzare ogni segmento e migliorare l’accesso ai capitali che servono al piano di investimenti.
Pages: 1 2