Dal Covid al Gas: la sbilenca minaccia russa non inquieta l’Italia

di Giulia Belardelli

Ogni giorno che passa, la guerra d’invasione della Russia in Ucraina diventa sempre più feroce. Di pari passo, aumenta l’acredine delle dichiarazioni russe contro l’Occidente, con accuse e minacce indirizzate esplicitamente all’Italia. A lanciarle è Alexei Paramonov, direttore del Dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo, che in una lunga intervista all’agenzia statale russa se la prende con le sanzioni e l’invio di armi all’Ucraina da parte di alcuni Paesi europei, tra cui appunto l’Italia. Che è chiamata in causa tramite un riferimento diretto al ministro della Difesa Lorenzo Guerini, lo stesso che – attacca Paramonov – inviò a Mosca “una richiesta d’aiuto” durante la prima ondata della pandemia e che ora è diventato “uno dei principali ‘falchi’ e ispiratori della campagna antirussa nel governo italiano”.

Al ministero della Difesa e a quello degli Esteri derubricano a “propaganda” le parole del diplomatico russo, sottolineando come la stessa intervista contenga attacchi ad altri Paesi europei, dalla Francia alla Spagna fino ai Paesi Bassi (con l’eccezione notevole della Germania, che pure si è espressa a favore dell’invio di armi a Kiev). E di propaganda certamente si tratta, anche se questo non sminuisce la gravità delle minacce di Mosca. Minacce che riguardano apertamente il gas russo, la fonte energetica da cui Roma sta cercando progressivamente di smarcarsi, in un percorso che si annuncia allo stesso tempo complicato e necessario, e che richiederà comunque almeno tre anni di tempo. La sola prospettiva, tuttavia, è fumo negli occhi per il presidente russo Vladimir Putin, definito oggi dal premier britannico Boris Johnson come “uno spacciatore di strada, che negli ultimi anni ha alimentato una dipendenza nei Paesi occidentali dai suoi idrocarburi”. E che ora, come ogni spacciatore che si rispetti, non sopporta che il suo acquirente cerchi modi di disintossicarsi nel tempo.

Ecco dunque il memento di Paramonov: “Data la notevole dipendenza di Roma dagli idrocarburi russi, che raggiunge il 40-45%, abbandonare i meccanismi di trasporto energetico affidabili che si sono sviluppati in molti decenni avrebbe conseguenze estremamente negative per l’economia italiana e per tutti gli italiani”, sibila il diplomatico russo. “Le sanzioni non sono una nostra scelta. Non vorremmo che la logica della dichiarazione del ministro dell’economia francese Bruno Le Maire di ‘guerra finanziaria ed economica totale’ alla Russia trovasse seguito in Italia e provocasse una serie di corrispondenti conseguenze irreversibili”. Si tratta, evidentemente, di una pressione su un problema reale per l’Italia, che tuttavia sa, dal canto suo, che continuare a fornire gas regolarmente per la Russia significa incassare un miliardo di euro al giorno, un contributo non marginale per finanziare lo sforzo bellico.

Gas a parte, è il riferimento alla presunta ingratitudine italiana per la “missione umanitaria” russa durante il Covid a far indignare il mondo delle istituzioni e della politica, che si mobilita con messaggi di solidarietà al ministro Guerini. In una nota il presidente del Consiglio Mario Draghi esprime “piena solidarietà” al ministro della Difesa, sottolineando come “il paragone tra l’invasione dell’Ucraina e la crisi pandemica in Italia è particolarmente odioso e inaccettabile”. “Il ministro Guerini e le Forze Armate – aggiunge il premier – sono in prima linea per difendere la sicurezza e la libertà degli italiani. A loro va il più sentito ringraziamento del Governo e mio personale”. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio commenta su Twitter: “Le continue e ripetute provocazioni delle autorità russe al governo italiano, compresa quella a Lorenzo Guerini, non ci meravigliano più. Il governo russo, invece di trascorrere le giornate minacciando, fermi la guerra in Ucraina che sta causando la morte di civili innocenti”.

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