Moldavia con il fiato sospeso

La Transnistria è, nei fatti, parte della Moldavia, ma nel 1990 i separatisti sostenuti da Mosca hanno autoproclamato l’indipendenza. Oggi, a distanza di trent’anni, la comunità internazionale (tra cui la Russia, che pure sostiene il territorio e lo rifornisce di gas, gratuitamente) non riconosce lo staterello di 300 mila persone. A creare preoccupazione, oggi, sono le truppe russe: 1500 soldati presenti sul territorio. Sono in Transnistria nominalmente per mantenere la pace e proteggere un enorme deposito di munizioni di epoca sovietica, dopo la guerra del 1992, ma con la guerra in atto in Ucraina, preoccupano i loro movimenti e le loro esercitazioni. A inizio febbraio le forze russe hanno infatti intrapreso addestramenti militari che hanno allarmato Chisinau, perché sono in molti a temere che dopo l’invasione dell’Ucraina, Putin possa avere i medesimi piani sulla Moldavia, usando la regione separatista come pretesto.

Ecco perché, ancora più di prima, la Moldavia da un mese guarda a Ovest, i cui rappresentanti capiscono la preoccupazione e sostengono il Paese e gli sforzi messi in campo per l’accoglienza dei profughi ucraini: Josep Borrell, il massimo diplomatico dell’Unione europea, e Antony Blinken, il segretario di Stato degli Stati Uniti, hanno visitato il Paese in segno di supporto. Blinken, durante la conferenza stampa con la presidente Sandu, ha detto: «Sosteniamo fortemente l’integrità territoriale della Moldova». Come a dire che i timori dei tre milioni di moldavi siano inequivocabili e sono stati recepiti con chiarezza sia dai governi europei che da quello statunitense.

Oggi i volontari moldavi guardano a Odessa. Dista cinquanta chilometri da Palanca. Sanno che se i russi attaccano la città portuale sul Mar Nero, il loro Paese non riuscirà a gestire il flusso di rifugiati in arrivo. E sanno, lo dicono tutti nella piccola città di confine, che «se prendono Odessa, arriveranno qui, un attimo dopo»

Ecco perché, a un mese dall’inizio dell’invasione, i moldavi hanno due disposizioni d’animo sovrapposte: con una mano si prodigano per le migliaia di persone in arrivo dall’Ucraina, con l’altra preparano le valige temendo di doversi unire a loro. 

LA STAMPA

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