I raid spianano l’università di Kharkiv: “Neanche Hitler l’aveva fatto”
Francesco Semprini
ALL’INVIATO A KHARKIV. «Qui rimangono gli invasori». Un cartello arrangiato con la scritta in spray campeggia su un ammasso di terra in un’aiuola alle porte di Kulinichi, versante orientale della città di Kharkiv, teatro di aspri combattimenti tra russi e ucraini sin dalle prime battute del conflitto. Sotto quell’ammasso sono sepolti alcuni soldati russi, rimasti uccisi nel corso di una battaglia dieci giorni fa. Poco lontano altri cadaveri giacciono a cielo aperto, tracce spettrali dell’ultimo cruento combattimento, cinque giorni fa. Uno indossa la maschera antigas, un altro ha un foro in testa, freddato forse, un terzo ha un vistoso buco sulla gamba, probabilmente è morto dissanguato. Non c’è tregua su questo versante della seconda città dell’Ucraina dove l’armata di Vladimir Putin ha fatto breccia nei primi giorni di guerra riuscendo a entrare nella capitale sin quasi al centro. Poi la controffensiva, metro per metro, strada per strada, quartiere per quartiere ha cacciato fuori l’invasore dal perimetro urbano. Con un tributo di sangue pronunciato per l’esercito di Mosca, che ha visto cadere i suoi figli più giovani, a volte usati come carne da cannone.
I loro corpi stuprati dal piombo rimangono in mostra per qualche giorno, formando spettrali cimiteri senza bare o lapidi, un monito. Sino a quando la decomposizione dei corpi non impone la sepoltura restituendo loro la dignità minima, seppur marchiata da cartelli come quello di Kulinichi.
Cimiteri sono anche quelli di ferraglia fusa o rottamata che costellano il quartiere, ci sono due lanciatori multipli Grad, quelli che scatenano la pioggia di fuoco sulle città, sono montati su camion verdi, in uno ci sono ancora le chiavi inserite nel cruscotto. Trofei per gli ucraini che ne fanno mostra attenta, ognuno di quei mezzi ha scritto un nome o un luogo, quello che ha colpito. Come l’Università Nazionale di Karazin di Kharkiv, «completamente distrutta» dagli attacchi dell’esercito russo, dopo essere stata già colpita più volte in passato. È uno dei principali atenei dell’Ucraina, il secondo più antico dopo quello di Leopoli. Il viceministro dell’Istruzione ucraino Andriy Vitrenko, assicura che i corsi e le attività verranno spostati in un «luogo più sicuro», gli studi devono proseguire, laddove possibile, così come la vita.
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