Gli errori di Mosca: l’armata in battaglia senza testa né occhi
L’ultima pianificazione, la terza, prende atto di queste drammatiche debolezze e riporta l’orologio al 1943: una lenta guerra sovietica, con ambiguità difficili da decifrare. Sparano senza sosta sulle città, ma non staccano luce e internet. Vogliono soffocare i rifornimenti, ma non distruggono ponti e ferrovie. L’attacco nel Donbass e a Mariupol viene lasciato nelle mani dei miliziani ceceni, caucasici o separatisti. Perché il soldato russo non è più quello di Stalingrado: per un mese ha obbedito e si è sacrificato; adesso fatica a capire per cosa sta combattendo. Tutto sommato, il rogo di Belgorod potrebbe diventare l’ultima risorsa del Cremlino e riaccendere la retorica della patria minacciata.
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