Guerra Russia-Ucraina, se l’atomica non fa paura
Eppur solo pochi mesi fa l’accenno a un possibile ricorso alla energia nucleare civile per fronteggiare la crisi degli approvvigionamenti aveva scatenato un putiferio: siete pazzi, il nucleare sicuro non esiste, quante altre Chernobyl volete…? Già all’ingresso di città e paeselli venivano reinstallati gli appassiti cartelli «comune denuclearizzato» come si faceva un tempo per tener alla larga nomadi e ambulanti. Già: ma per le Bombe basteranno?
Forse i giovani non hanno vissuto quell’era lontana in cui i contendenti atomici conservavano qualche fosca speranza di avere un vantaggio che garantisse una seppur costosa vittoria. Sono cresciuti con la certezza che la guerra nucleare fosse una stupidaggine, per fortuna superata, delle generazioni precedenti, qualcosa di anacronistico.
Ma forse il problema è più grande. Si notano le prime crepe nella attenzione dolente con cui è stata seguita finora l’aggressione russa. La situazione militare e diplomatica sembra bloccata, si intravede anche per i non abitudinari della strategia l’incubo delle trincee, della infinita guerra di posizione, del Ferragosto e forse del Natale con le rovine, i morti, i fuggiaschi davanti agli occhi ad ogni tiggì. Con orrore mi accorgo che Mariupol sta diventando davvero come Aleppo ma non solo nella mostruosità omicida delle rovine. È crocefissa come la città siriana in un martirio senza tempo, ogni giorno ripetuto nel darne notizia come un destino fisso: «…Mariupol città martire…» come se fosse ormai fuori dall’oggi, eterno ed irrimediabile dolore come Lidice o Marzabotto.
Zelensky, il mago della comunicazione, ha commesso un errore. Parla troppo, appare troppo, i suoi nobili appelli in t-shirt all’inizio sembravano esercizio di eroismo, aveva accenti churcilliani. Ora scivola anche lui nella noia che segue al ripetitivo. Gli orrori che racconta e prevede perdono mordente, non evocano più.
Attenzione. Le guerre anche le più vicine ci annoiano, la nostra pietà come i collegamenti internet si spegne dopo un po’, il siamo con voi ha un tempo di scadenza.
LA STAMPA
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