Putin, prime crepe nel cerchio magico: Peskov nel mirino dei falchi

di Fabrizio Dragosei

Il più esposto delle colombe è il portavoce del Cremlino, che ha parlato di «perdite ingenti». Contro di lui Kadyrov e Prighozin, il «cuoco» dello «zar», presunto capo della milizia Wagner

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Le difficoltà sul campo e lo scontro sempre più duro con l’Occidente stanno facendo salire la tensione all’interno del gruppo di potere che ruota attorno a Vladimir Putin.

Nessuno, naturalmente, si azzarda a dire alcunché contro il Capo, ma tra i luogotenenti volano parole grosse, fino ad accusare implicitamente i rivali di «stupidità o tradimento».

Si starebbero formando due fronti contrapposti sempre più bellicosi e compatti: da un lato i falchi che gli esperti hanno denominato «quelli dell’andare fino in fondo», dall’altro chi vorrebbe arrivare a una conclusione onorevole e negoziata dell’Operazione militare speciale in Ucraina.

Il più esposto delle colombe è senz’altro Dmitrij Peskov, il portavoce di Putin che fino a poche settimane fa era noto tra i giornalisti per i suoi toni felpati e moderati. Dal 24 febbraio è cambiato tutto, ma non abbastanza, evidentemente. Nei giorni scorsi Peskov ha parlato bene del noto attore Ivan Urgant che si era espresso contro la guerra definendolo «un grande patriota». È stato subito preso di mira dal super-falco Ramzan Kadyrov, il presidente della Cecenia che chiedeva a Putin di affidare ai suoi ceceni (noti come kadirovtsy) la liquidazione di Kiev. Kadyrov ha tuonato acidamente contro il portavoce del Cremlino: «Parla di discutibili patrioti che poi scappano all’estero e non dice nulla di me che sono stato promosso generale a due stelle».

Giovedì Peskov si è lasciato sfuggire un commento troppo «umano» sulla guerra: «Abbiamo perdite significative e per noi è un’enorme tragedia».

Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina, in diretta

Immediatamente è insorto il Segretario generale del partito putiniano Russia Unita Andrej Turchak: «Quali sono queste perdite significative? E quali non lo sono? E gli otto anni di vittime del genocidio nel Donbass? È stata per noi una tragedia semplice e quella di ora è invece una tragedia enorme? Propongo di portare a forza questi tribuni moscoviti nel Donbass. Così avranno un’illuminazione». Il dirigente putiniano ha poi aggiunto che dissonanze all’interno del potere sono pericolose e ha citato un politico prerivoluzionario che si chiedeva se «erano frutto di stupidità o di tradimento».

Turchak ha concluso dicendo di «sapere bene» a cosa portarono all’epoca quelle dissonanze: «Paese distrutto, milioni di vittime, occupazione, guerra persa e inizio dello scontro civile». Subito dopo si è mosso un canale Telegram che fa capo a Evgenij Prigozhin, il cosiddetto cuoco di Putin, presunto capo della milizia privata Wagner accusata di crimini di guerra in Ucraina (oltre che in Siria). Il canale ha comunicato al milione di persone che lo segue: «Cessiamo di pubblicare i dubbi commenti che Peskov rilascia a media liberali e stranieri ed esortiamo anche altre testate patriottiche ad unirsi al boicottaggio».

Secondo il politologo Mikhail Komin, direttore per le ricerche del Centro per le gestioni avanzate, lo scontro è tra due partiti ben definiti.

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