La Cina (da Mosca) avverte la Ue: «La Russia sa essere pericolosa»

di Francesco Verderami

Il colloquio tra l’ambasciatore di Pechino e quello di Roma nel Paese di Putin: non tollereremo più l’egemonia mondiale degli Usa

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«State attenti. Se volete una Russia pericolosa, sappiate che può esserlo molto». Mosca, via Druzhby 6. Primo aprile. L’ambasciatore cinese in Russia Zhang Hanhui riceve il collega italiano Giorgio Starace nell’imponente rappresentanza della Repubblica popolare a Mosca. Tutto nel palazzo racconta della Cina, dell’impero che fu e della potenza che è diventata. Ci sono occasioni in cui i diplomatici sanno arrotondare i concetti o renderli taglienti. Stavolta il padrone di casa tralascia «equilibrismi verbali e toni felpati», come racconterà l’ambasciatore italiano in un report inviato nei giorni scorsi alla Farnesina.

Hanhui esordisce usando l’armamentario propagandistico di Mosca per giustificare «un conflitto — così lo definisce — provocato dagli Stati Uniti per indebolire Vladimir Putin e distruggere le relazioni tra l’Ue e la Russia». Sostiene che l’azione militare è conseguenza del costante allargamento della Nato ad Est, del sostegno offerto dall’Occidente al riarmo di Kiev, «che stava lavorando alla costruzione di missili con gittata di duemila chilometri» e ospitava sul proprio territorio «26 laboratori chimici americani». Sarebbero state così negate le «legittime» esigenze di sicurezza avanzate dalla Russia.

Il colloquio è da subito «molto franco», anche se nel documento «non classificato» trasmesso a Roma, Starace si concentra sulle opinioni del diplomatico cinese. Che dopo aver difeso Putin inizia a puntare l’indice contro un’Europa poco lungimirante, incapace di difendere i propri interessi basilari, priva di autonomia, e che rifornendo di armi l’Ucraina starebbe spingendo Mosca verso l’escalation militare. Ed è a questo punto che dice: «State attenti. Se volete una Russia pericolosa, sappiate che può esserlo molto».

Ma la parte più rilevante del report, su cui si sofferma la Farnesina, è quella dalla quale traspare la strategia di Pechino, che «forse non ha compreso appieno» la mossa di Putin ma vuole sfruttarla. Dalla discussione emerge infatti che la Cina non intende avere oggi un ruolo nel processo di pace. Hanhui lo spiega all’ospite: «Dando armi all’Ucraina voi gettate benzina sul fuoco e poi chiedete aiuto a noi per spegnere questo fuoco. Non è giusto e non è neanche nei nostri interessi. L’Ucraina è molto lontana da noi». La sua tesi è che la fine delle ostilità possa passare solo dopo che le parti avranno raggiunto un accordo «in autonomia».

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