Il ministro Speranza: “Le forze democratiche unite fermeranno l’estrema destra”
Il 2 per cento di Pil per le armi metterà a rischio anche i fondi per la salute, per il welfare?
«Pensavamo
che in Europa la Storia fosse finita, che la pace sarebbe stata per
sempre, ma sbagliavamo. Il 24 febbraio ci ha dato una sveglia. Carri
armati russi sono entrati in un Paese sovrano a pochi chilometri dai
nostri confini. Il punto non è se rispondere a questo fatto nuovo, ma
come. La rincorsa al riarmo Paese per Paese è sbagliata. Serve invece
una risposta europea condivisa, perché l’Unione deve ormai agire come
player mondiale e darsi un sistema di difesa e sicurezza adeguato. È
successa la stessa cosa con il Covid. Davanti a una sfida nuova, il
primo istinto di alcuni Paesi è stato quello di chiudersi: Francia e
Germania per prima cosa misero un blocco alle esportazioni di
dispositivi medici fondamentali. Subito dopo questo primo istinto di
nazionalismo, però, prese piede la consapevolezza che l’unico modo di
salvarsi fosse unirsi in uno sforzo comune. A partire da quello fatto
per l’acquisto dei vaccini. È stato un passaggio decisivo».
Ora però le divisioni nella maggioranza di governo mettono a rischio il Pnrr.
«Questo
governo è nato per rispondere a due emergenze, quella sanitaria e la
gestione del Pnrr. A queste se n’è aggiunta una terza per la situazione
internazionale e il pericolo di escalation. Sul primo punto è venuto
meno lo stato di emergenza, ma non è scomparsa la pandemia. E quindi le
ragioni di questo governo sono tutte ancora in campo. Fa male al Paese
immaginare di vivere i prossimi mesi in una campagna elettorale
permanente. Sarebbe un errore e non ci aiuterebbe a gestire queste tre
sfide».
Sta già accadendo. Lo ha fatto Conte sulle armi, lo fa Salvini sulla delega fiscale.
«È
un errore. Non significa che non si possa discutere, ma deve esserci un
punto oltre il quale non si va perché abbiamo quanto mai bisogno di un
governo forte e credibile».
Cosa dobbiamo essere pronti a fare davanti all’inflazione e
alla crisi economica che rischia di aggravarsi? Il segretario della Cgil
Maurizio Landini ha parlato di patrimoniale, lei è d’accordo?
«Le
conseguenze di questa guerra sul piano economico e sociale devono
essere una priorità assoluta. Vedo due direzioni fondamentali in cui
lavorare. La prima è il sostegno soprattutto ai ceti sociali più deboli,
che sono quelli per cui pesa di più la riduzione del potere d’acquisto
legato all’inflazione. Insieme a questo c’è il tema di come aiutare le
imprese, soprattutto piccole e medie, a non andare fuori mercato per
colpa dei costi dell’energia. Un problema che avrebbe enormi ricadute
anche sull’occupazione. È una spirale da evitare e abbiamo cominciato a
emanare i primi provvedimenti. Ce ne saranno altri. Nel contesto in cui
siamo non mi pare certo uno scandalo toccare gli extraprofitti, come
abbiamo iniziato a fare».
Ha sbagliato Draghi a dire che dobbiamo scegliere tra pace e
condizionatori, nel tentativo di far capire che bisogna essere pronti a
nuovi sacrifici?
«È stata un’iperbole che però dà il senso
di quel che sta accadendo: per la difesa della libertà e la ricerca
della pace, le sanzioni sono e restano una scelta giusta. Anche se hanno
un prezzo. Bisogna fare un discorso di verità. Potevamo voltarci
all’altra parte e far finta di nulla? Sarebbe stato un errore. Così come
penso che davanti al costo del grano, che sale in modo vertiginoso, i
Paesi più forti debbano farsi carico di un sostegno ulteriore a quelli
più fragili in cui i programmi alimentari, lo dice la Fao, rischiano di
essere messi in crisi. Le conseguenze del conflitto sono tante e ce ne
dobbiamo occupare con coraggio».
In tutto questo il Covid è passato in secondo piano. È un rischio?
«Mentre
nei media la guerra ha sostituito il Covid, nella realtà si è
semplicemente aggiunta. Su questo dovremo fare uno sforzo comunicativo
importante e insistere con la vaccinazione. Adesso le nostre autorità
sanitarie hanno disposto il secondo richiamo, la cosiddetta quarta dose,
per ottantenni, ospiti delle Rsa e anziani fragili. In autunno
valuteremo un richiamo più esteso anche per le altre fasce d’età. Mi fa
piacere che Ema e Ecdc abbiano dato la stessa linea anche agli altri
Paesi europei».
Al Congresso Articolo uno ha invitato Enrico Letta, Giuseppe Conte, ma non Matteo Renzi. Il campo largo è un’illusione?
«Con Pd e 5 Stelle c’è un lavoro importante fatto negli ultimi due anni per costruire l’alternativa alla destra. Andremo avanti insieme. Altri mi pare debbano ancora decidere da che parte stare».
LA STAMPA
Pages: 1 2