Meloni punta al governo ma il programma non c’è
Ugo Magri
Dio, Patria e Famiglia non li ha inventati Giorgia Meloni. Sono da sempre i bastioni della più veneranda tradizione conservatrice. Ma lei, dal palco della Conferenza programmatica milanese, li ha difesi con freschezza di argomenti, cosicché non sono sembrati triti e ritriti, tantomeno fuori tempo massimo, in quanto s’è sforzata di connetterli alle angosce del presente. Prima la pandemia e adesso la guerra stanno cambiando in peggio il mood generale. Cancellano sogni, mortificano speranze. Chiamiamolo, se piace, bagno di realismo o presa d’atto collettiva di una cruda realtà dominata da pulsioni e istinti «basic», quasi primordiali, da cui gli umani credevano di essersi emancipati. La leader dei Fratelli d’Italia vede, in questo brusco ritorno coi piedi per terra, il terreno ideale per far lievitare un’opinione di destra finora minoritaria soprattutto nelle élite. Il suo discorso ai «fratelli patrioti» è stato un martellamento contro le «utopie» e le «fughe in avanti» su globalizzazione, immigrati, pacifismo e disarmo, ambiente, egualitarismo, politicamente corretto, gender. Nel mondo di adesso, ha detto in sostanza, non c’è più posto per tutto ciò.
Chi da Meloni si sarebbe aspettato un vero programma di governo, visto che lei ambisce a guidarlo, non vi ha trovato nulla del genere. Dalla capitale del Nord ha lanciato piuttosto un manifesto di moderno passatismo, di aggressiva conservazione declinata al futuro. Neppure stavolta ha colto l’occasione per recidere i ponti con l’eredità neo-fascista che tanti nel suo partito ancora ostentano con orgoglio, come testimonia la commemorazione di donna Assunta, vedova Almirante. Ma per onestà va detto che Giorgia non ha lisciato il pelo alle nostalgie. Anzi si è sforzata di inserire nuove divinità nel Pantheon della destra nazionale, perfino figure atipiche come il filosofo-contadino francese Gustave Thibon. Ha riecheggiato gli argomenti dei teo-con americani che lei conosce e frequenta. Se ancora sussistevano dubbi sulla collocazione atlantica, li ha energicamente dissolti; è riuscita nel piccolo capolavoro di presentare le posizioni spesso aspramente critiche sull’Europa come una prova di grande attaccamento, della serie: si critica ciò che si ama.
Pages: 1 2