Il «fattore Z» e la politica italiana
D’altra parte il grosso dell’elettorato voterà avendo in testa temi più vicini al suo portafogli, dal reddito ai bonus. E dunque la fondamentale opzione di politica estera di fronte alla quale la guerra di Putin ci ha messo, rischia di finire nascosta in due poli che fingono di essere d‘accordo sulla politica interna per prendere voti, ma sono assolutamente in disaccordo sul «fattore Z». Nelle condizioni attuali, un elettore di Giorgia Meloni, schierata con nettezza contro Putin, potrebbe trovarsi a dover votare nel maggioritario un Savoini o uno degli altri componenti della corrente Cremlino della Lega. E, allo stesso modo, un elettore del Pd potrebbe dover sostenere nel collegio un filo-cinese grillino.
Anche chi, come noi, è sempre stato a favore del maggioritario, perché aiuta l’elettore a scegliere la governabilità, si rende oggi conto che le coalizioni, già esistenti da tempo ormai solo come finzione, hanno ricevuto il colpo di grazia dal «fattore Z». Un altro sistema elettorale (il proporzionale con sbarramento alla tedesca?) che consenta invece di render chiaro di fronte all’elettorato le differenze ideali e politiche su un punto così dirimente come la collocazione internazionale dell’Italia, sarebbe forse più onesto; e renderebbe possibili alleanze tra forze diverse ma concordi sull’essenziale. Liberando il governo dal potere di veto dell’estrema, sia di quella che non pensa sia di quella che non ragiona.
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