Il punto di Andrea Margelletti: “Putin rinuncia all’annuncio dell’escalation, segno tangibile che il suo esercito è in grande difficoltà”

Emanuela Minucci

Professor Margelletti che cosa ci dobbiamo aspettare dalla parata del 9 maggio in piazza Rossa?
«Putin non ha potuto fare un annuncio di un’escalation della tensione, è il segno che il suo esercito è in grande difficoltà. L’Occidente lo sa, non ci si può durante questa guerra presentarsi al popolo con argomenti men che aggressivi. Peccato che i risultati militari sul campo raccontino una realtà molto diversa con un esercito ridimensionato che fatica ad avanzare e le armi fornite dalla Nato che stanno fanno facendo un eccellente lavoro».

Ci può fare qualche esempio?
«Nonostante le dure perdite subite dagli ucraini gli armamenti che l’Occidente sta fornendo agli uomini di Zelensky stanno dando ottimi frutti. In primis l’utilizzo dei droni turchi (nonostante la Turchia si sia posta come mediatore) sta funzionando molto bene così come i pezzi di ricambio che i paesi Nato dotati di aerei ex Urss hanno fornito all’aeronautica ucraina le hanno permesso di tornare a volare. Per non parlare dell’artiglieria occidentale abbinata ai radar contro-artiglieria che ha permesso all’esercito ucraino nella zona del Donbass di colpire con grande efficacia l’artiglieria russa».

Un quadro che contrasta un po’ con le ambizioni e i proclami putiniani…
«Direi che contrasta totalmente. Alcune truppe di Kiev hanno persino riconquistato altre zone del Paese. Non è solo un problema di conquista del territorio, qui c’è in gioco da parte russa la questione di un prestigio perduto. Una perdita che crea a Putin più imbarazzo che l’ingresso nella Nato della Finlandia e della Svezia.

LA STAMPA

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