La visita da Biden e la bussola di Draghi

ALESSANDRO DE ANGELIS

Se non ci fosse la guerra, probabilmente la notizia sarebbe non che Draghi va Washington, ma che ci va solo ora, dopo quindici mesi di governo, a dispetto dell’enfasi data all’appuntamento soprattutto da parte dei suoi critici, neanche fosse il viaggio con cui De Gasperi andò a preparare la cacciata dei comunisti. Come forse è una notizia che, complice la lentezza di Biden nelle nomine, è un anno che ancora non c’è il nuovo ambasciatore americano a Roma, vacatio che mal si concilia con certa retorica dell’Italia gendarme della Nato.

È un senso di straordinarietà che cozza con una dimenticata consuetudine – dei presidenti del Consiglio italiani a Washington – nell’ambito di un sistema di relazioni storicamente consolidate. Ma proprio questo clima, sottolineato dalle polemiche sul mancato passaggio in Aula del premier, rivela il cuore politico dell’incontro, ancor prima di sapere come si articolerà la discussione sui dossier sul tavolo, dalle armi pesanti alla questione energetica. E cioè il tentativo di Draghi di dare una bussola strategica a un paese che, nel suo discorso pubblico sull’Ucraina, sembra averla persa. In tal senso, riferire in Parlamento dopo l’esito dell’incontro è atteggiamento che rivela una certa serietà, visto che l’esito è meno noto delle arcinote premesse (anche parlamentari), fissate nella risoluzione dello scorso primo marzo che stabilisce la cornice politica e militare del nostro impegno. Votata da tutti, anche da chi mena scandalo per i mancati chiarimenti in Aula.

In Germania il capo dello Stato Steinmeier ha pubblicamente riconosciuto che la ripresa del rapporto con l’Ucraina è avvenuto grazie alla visita del leader della Cdu a Kiev. Friedrich Merz infatti, che in casa svolge il suo ruolo di opposizione severa, ha incontrato Zelensky per superare le criticità che avevano portato all’annullamento della visita del cancelliere Scholtz. Un leader dell’opposizione, dunque, che all’estero ha rappresentato il suo paese. Draghi, invece, atterrerà a Washington con un pezzo della sua maggioranza che si comporta da opposizione, nell’ambito di un gioco tutto di posizionamento politico, dove, più dell’Ucraina, c’entra la campagna elettorale italiana.

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