Enrico Berlinguer, il comunista democratico

Intuizioni che hanno prodotto effetti nel tempo. E che non finiscono di essere serbatoio per il riformismo di oggi. Si pensi – solo per stare alla strettissima attualità – alla svolta che Berlinguer impresse in materia di alleanze internazionali. Era il 1976 quando il leader comunista confidò a Giampaolo Pansa che, tra Patto di Varsavia e Nato «mi sento più sicuro stando di qua». Quanto è più semplice, per la sinistra riformista di oggi, affrontare tutte le implicazioni dell’invasione dell’Ucraina grazie alla profonda correzione di rotta impressa da Berlinguer (molto a sorpresa) quasi cinquant’anni fa?

Naturalmente, è sempre possibile fare di più e meglio. E talvolta perfino prima, più in fretta insomma. Il PCI poteva arrivare prima alla rottura con Mosca? Emanciparsi più rapidamente dal regime comunista sovietico quanto avrebbe potuto favorire la crescita e l’approdo al governo della sinistra italiana? Sono anche questi interrogativo attuali, nella misura in cui gli errori del passato possono aiutare nelle battaglie del presente. Nella sua prefazione, Veltroni prova a rispondere, rifuggendo da sentenze e invocando la complessità della storia.

Nell’azione di Berlinguer «il solco restava quello di una continuità che poteva prevedere il rinnovamento ma non la cesura di tratti identitaria più profondi» scrive il primo segretario del Pd nella prefazione alla biografia di Peppino Fiori. E completa l’annotazione con una constatazione ineludibile: «Era un innovatore che si muoveva nel suo tempo… Portò al massimo livello possibile il mutamento e l’apertura del PCI in quel tempo e nei recinti di quella identità».

E poi, certo, il compromesso storico, il progetto politico al quale resterà legato il suo nome e che di fatto finì il giorno in cui fu assassinato Aldo Moro. È strana la sorte di alcuni italiani che spesso si è soliti ricordare – per tante e talvolta diverse ragioni – come fossero una coppia.

Non crediamo sia per sminuire, anzi. Forse accade perché quei due – non uno solo, ma quella coppia appunto – hanno finito per segnare una fase, una storia, trasformandosi in memoria. Falcone e Borsellino, per dire. Ma anche Coppi e Bartali, per dare il senso di quel che s’intende. Indissolubilmente legati. Come Moro e Berlinguer. E piace pensare che a loro, in fondo, non sarebbe dispiaciuto.

LA STAMPA

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