Per liberare il grano bloccato Odessa spera nella Royal Navy

Intanto il grano resta nei grandi silos di Odessa, e il tempo stringe, mentre lo spettro che aleggia sull’economia globale rischia di diventare sempre più reale con le conseguenze della guerra in Ucraina che potranno presto abbattersi su buona parte del pianeta. I prezzi del grano sono già alle stelle e sono i Paesi fragili a soffrirne di più.

«La Russia sta accumulando le proprie esportazioni di cibo come una forma di ricatto, per aumentare i prezzi o scambiando grano in cambio di sostegno politico. Questo è: usare la fame e il grano per esercitare il potere. Bisogna agire con urgenza». Il monito arriva da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, che dal World economic forum di Davos ha lanciato un tavolo di lavoro con l’Egitto per disinnescare il rischio di una carestia globale.

L’esportazione dell’Ucraina in tempi di pace era di 5 milioni di tonnellate di grano al mese, oggi è sotto il milione. Ed è per questo che Von der Leyen vuole discutere di collaborazione e sinergia con Al Sisi, per «sostituire vecchie catene con nuovi legami», ha detto, invocando uno spirito di estrema cooperazione internazionale nel bacino del Mediterraneo. Anche la Cina, preoccupata, chiede alla comunità internazionale di fornire un «canale verde» che consenta le esportazioni a Mosca e Kiev.

Ma la guerra del grano non si combatte solo ai tavoli delle trattative: nuove immagini satellitari mostrano due navi battenti bandiera russa nel porto di Sebastopoli, in Crimea, che caricano quello che si ritiene essere grano ucraino rubato. E se Bruxelles punta sulla cooperazione internazionale, un’altra ipotesi, alquanto spericolata, si fa strada, quella di «una coalizione dei volenterosi» a trazione britannica, disposta ad inviare navi militari nel Mar Nero per scortare i mercantili, anche se Londra ha smentito di voler schierare la Royal Navy. Secondo diversi analisti rompere il blocco navale di Odessa con una «scorta armata» è pericoloso: le navi da guerra occidentali che proteggono i convogli di mercantili nel Mar Nero rischiano l’attacco dei missili anti-nave russi con base in Crimea, oltre a sfidare le mine, e quindi a essere coinvolte in uno scontro diretto tra Nato e Mosca.

LA STAMPA

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