Superbonus, le regole definitive per avere il maxi sconto. Ecco cosa cambia dal 2023

di Massimiliano Jattoni Dall’Asén

Gli emendamenti al decreto Ucraina

La grande novità nel mondo Superbonus è arrivata con un emendamento al decreto Ucraina, approvato dal Senato nella notte del 9 maggio, che ha introdotto l’obbligo del possesso di un’attestazione Soa (Società organismi di attestazione) per i lavori legati agli ecobonus di importo superiore a 516 mila euro. La modifica, vincolante dal primo gennaio 2023, estende la certificazione necessaria per accedere al mercato delle opere pubbliche anche al settore dei lavori privati. Per dare tempo a tutti di adeguarsi, entro i primi 6 mesi del 2023 sarà sufficiente firmare un contratto con una Soa per dare il via al procedimento di attestazione.
Nulla cambia, invece, per i lavori al di sotto della soglia di 516 mila euro e che vogliono beneficiare dei crediti di imposta previsti dai bonus edilizi: le imprese sprovviste della qualificazione Soa potranno tranquillamente eseguire i lavori.

L’obbligo per le imprese del Ccnl edilizia

Un altro emendamento approvato vincola la concessione delle agevolazioni del Superbonus, nel caso di opere superiori ai 70 mila euro, all’appalto dei lavori a imprese edili che abbiano sottoscrizione il Ccnl edilizia (l’obbligo di applicazione dei contratti collettivi si riferisce esclusivamente ai soli lavori edili).

Cna difende il Superbonus, ma critica le modifiche

I bonus edilizi non innescano spirali inflazionistiche né contribuiscono a rendere difficile l’approvvigionamento di materiali. A rilevarlo in una nota la Cna che denuncia la copiosa letteratura di luoghi comuni sui bonus edilizi che stanno alterando profondamente la realtà di questi strumenti e che l’anno scorso hanno inciso per oltre un terzo alla crescita del prodotto interno lordo. Secondo Cna, leggendo con attenzione le rilevazioni di Istat ed Eurostat si evince che i bonus edilizi, dal 110% a quelli minori, mostrano un impatto nullo sul problema degli incrementi dei prezzi di materie prime e semilavorati. Nel quarto trimestre dell’anno scorso, infatti, l’indice dei prezzi delle costruzioni ha mostrato una crescita del 20% sui dodici mesi nei 27 Paesi membri dell’Unione europea. L’Italia si colloca invece nella fascia ben sotto la media con un incremento del 9,7%, solo la Grecia evidenzia un aumento più contenuto: +4,2%. Insomma, il caro-materiali è un fenomeno globale anche se con intensità differenziata e l’Italia si colloca tra i Paesi più virtuosi, anche nel primo trimestre 2022, con l’indice che sale a 115 e solo l’Irlanda mostra un incremento inferiore.

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