Ucraina, dagli Usa lanciarazzi a lungo raggio: un aiuto militare, ma anche un messaggio politico
di Andrea Marinelli e Guido Olimpio
La prossima settimana Washington dovrebbe approvare un nuovo pacchetto di aiuti che comprende anche i sistemi lanciarazzi multipli Mlrs, che permetterebbero di colpire obiettivi da lunga distanza e con precisione
Gli alleati occidentali allungano il braccio militare di Zelensky e, al tempo stesso, mandano un messaggio politico a Putin. L’amministrazione Biden si prepara a inviare all’Ucraina sistemi lanciarazzi a lungo raggio, gli Mlrs (Multiple Launch Rocket System) che il leader di Kiev chiedeva da tempo e con insistenza, ma che Washington aveva resistito a fornire per paura di irritare il Cremlino: il Consiglio per la sicurezza nazionale temeva che potessero essere usati per colpire obiettivi in Russia, come successo in particolare nella regione di Belgorod. La Casa Bianca aveva fatto la stessa valutazione sui caccia, i Mig-29 di progettazione sovietica che dovevano essere forniti dalla Polonia in cambio di nuovi jet americani, un giro che alla fine è saltato proprio per evitare che gli ucraini potessero portare la guerra in Russia.
Secondo le indiscrezioni pubblicate da Cnn, invece, la prossima settimana gli Stati Uniti dovrebbero approvare un nuovo pacchetto di aiuti che comprenderebbe anche gli Mlrs, con i quali la resistenza può ingaggiare obiettivi da lunga distanza e con precisione. Sono sistemi composti da 12 tubi che sparano razzi da 300 chilogrammi. La gittata massima — dipende dalle munizioni — può arrivare a 300 chilometri, ben più ampia di qualunque mezzo attualmente in dotazione agli ucraini. Il governo di Kiev chiede però anche i sistemi Himars (High Mobility Artillery Rocket System), che sparano razzi simili ma sono più leggeri e manovrabili. È un’arma devastante contro concentrazioni di truppe e mezzi: essendo mobile, spara e si sposta rapidamente sottraendosi al fuoco nemico.
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«L’Mlrs permetterebbe agli ucraini di difendersi contro la brutale artiglieria russa, ed è dove il mondo deve andare», ha affermato il premier britannico Boris Johnson in un’intervista a Bloomberg, paragonando Putin a un «coccodrillo che sta mangiando la gamba sinistra dell’Ucraina» e di cui non si può fidare. Dopo tre mesi di combattimenti intensi, la resistenza è in grande difficoltà nell’est del Paese, dove i russi — aggiustate tattiche e obiettivi — stanno avendo la meglio: procedono in modo lento ma costante, e martellano da lontano con l’artiglieria. Così hanno preso Lyman e circondato Severodonetsk. Proprio questi rovesci hanno convinto gli Stati Uniti a compiere un nuovo passo in avanti nell’invio di armi.
In sostanza si è ripetuto uno schema, con gli Usa che reagiscono in base alla realtà incombente. All’inizio dell’invasione la Casa Bianca pensava che Kiev sarebbe caduta in pochi giorni ed aveva persino offerto a Zelensky una fuga all’estero. Quando la resistenza ha tenuto testa al nemico sono passati al gradino superiore di assistenza: ecco le spedizioni di missili anti-carro e anti-aereo portatili, come i 5.500 Javelin e i 1.400 Stinger che si sparano da spalla e hanno bisogno di un addestramento breve. Numeri ai quali si aggiungono i pezzi garantiti dalla Nato.
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