Embargo al petrolio russo, ecco i rischi per l’Italia

Luca Monticelli

L’embargo dell’Europa al petrolio russo scatterà alla fine dell’anno e prevede lo stop alle importazioni via mare. L’Italia, ha detto il premier Mario Draghi, non esce penalizzata dal nuovo accordo sulle sanzioni, e il motivo è presto detto: nel 2021 il 10% del greggio che l’Italia importa è di origine russa, pari a 5,7 milioni di tonnellate. E anche il 10% dei prodotti petroliferi importati viene da Mosca. I due terzi dei barili che arrivano nel nostro Paese sono destinati alla raffineria di Priolo, nel siracusano, dove si concentra un quinto della produzione di carburanti. L’altra rotta importante è verso il porto di Trieste, ma per il resto le quantità di greggio e prodotti petroliferi destinate al mercato italiano rappresentano una quota non particolarmente significativa. Quindi, il piano messo in campo dal governo per ridurre la dipendenza dal gas di Putin vale anche per l’oro nero: incrementi degli stoccaggi e import dall’Africa.

Le conseguenze però le sentiranno, eccome, i lavoratori della raffineria di Priolo di proprietà della russa Lukoil. L’altro effetto sarà il rialzo della benzina, visto che le quotazioni del petrolio stanno risalendo.

I costi
Ieri a Londra i prezzi del petrolio hanno superato i 124 dollari al barile, dopo l’accordo dei leader europei. Il presidente degli Usa Joe Biden ha chiesto all’Opec di aprire i rubinetti e sta valutando una visita in Arabia Saudita, ma il principe Faisal bin Farhan la scorsa settimana a Davos ha detto che l’Opec ha già fatto tutto il possibile per stabilizzare i mercati. L’Opec+, il cartello petrolifero a guida saudita allargato alla Russia, sarebbe intenzionato a mantenere invariati i piani di produzione di greggio, nonostante l’accordo di Bruxelles. Per il Wall Street Journal alcuni membri dell’Opec stanno valutando l’ipotesi di sospendere la Russia dal cartello.

Il governo Draghi ha tagliato le accise sulla benzina garantendo uno sconto di 30 centesimi al litro alla pompa, tuttavia questo provvedimento scadrà l’8 luglio.

La media nazionale della benzina in modalità self service la settimana scorsa (23-29 maggio) si è attestata a 1,885 euro al litro, circa un centesimo in più rispetto alla settimana precedente quando era a 1,873 euro. Il gasolio, sempre al self, a quanto emerge dai dati del ministero della Transizione ecologica, tocca 1,812 euro al litro, quasi un centesimo in meno della settimana precedente (1,819).

Le rotte

Secondo il Financial Times l’Italia negli ultimi anni ha quadruplicato le importazioni del greggio russo, diventando uno dei migliori clienti di Putin. Rispetto a prima della guerra in Ucraina, nel nostro Paese giungono da Mosca 450 mila barili al giorno. Per trovare un precedente simile bisogna tornare indietro di dieci anni. Tuttavia, scrive il quotidiano finanziario britannico, una parte di questi barili transita solamente in Italia per poi finire in Germania. Il greggio “italiano” è consumato soprattutto dai trasporti su strada; la domanda dei tir per il gasolio, ad esempio, è altissima. L’intesa siglata dai Paesi Ue blocca l’export del petrolio russo via mare, mentre continuerà a viaggiare negli oleodotti, almeno per ora. Si tratta di un compromesso raggiunto per ottenere il sì dell’Ungheria. Comunque, complessivamente l’embargo riguarderà i 2/3 dell’oro nero del Cremlino e scatterà tra otto mesi. Alcune eccezioni saranno concesse alla Repubblica ceca per 18 mesi e fino al 2024 per la Bulgaria. Allo stop alle navi si dovrebbe aggiungere anche quello di Polonia e Germania dai tubi. Intanto, Italia, Austria, Repubblica ceca e Germania stanno stringendo un patto per potenziare la pipeline che parte da Trieste.

Le forniture
Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, contattato da La Stampa, sottolinea proprio come l’accordo sull’embargo spingerà inevitabilmente i costi dei carburanti: «Dopo l’intesa europea il prezzo del petrolio è aumentato di tre dollari, la benzina arriverà a nuovi picchi». Il premier Mario Draghi ha definito la decisione Ue «un grande successo», Tabarelli è d’accordo dal punto di vista politico, ma è molto cauto sul futuro che attende l’Italia: «Sotto il profilo energetico abbiamo dei problemi, sostituire questi volumi non sarà così facile, la domanda sta tornando ai livelli pre-pandemici del 2019: parliamo di 100 milioni di barili al giorno per tutto il mondo, l’Europa ne consuma 10 milioni e ne importa tre dalla Russia». In più, «veniamo da otto anni in cui non sono stati fatti investimenti sulla capacità produttiva».

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