Tito Boeri: “Siamo il Paese delle diseguaglianze, aiutare i più deboli è un’urgenza”
Per Confindustria oggi non ci sono margini per gli aumenti.
«Le imprese dovrebbero accettare di legare più strettamente salari e produttività. Ci sono imprese che hanno forte potere contrattuale nei confronti dei propri dipendenti e che li pagano molto meno di questo. Servirebbe a migliorare la produttività del lavoro e i premi di produttività sono in gran parte detassati. Per legare salari e produttività ci vuole più contrattazione decentrata, azienda per azienda. Per tutelare il potere d’acquisto bene sterilizzare gli aumenti delle bollette per chi ha redditi bassi».
Ma quali sono le prospettive per la nostra economia?
«Visto che siamo molto dipendenti dalla Russia la guerra ci fa molto male. Non si può ancora parlare di recessione ma se il conflitto in Ucraina va ancora avanti il rischio c’è tutto. Però se prendiamo per buono quello che ha detto il ministro Cingolani nel giro di un paio d’anni dovremmo riuscire a superare la dipendenza dalla Russia. I governi passati dovrebbero riflettere sui danni che ci hanno fatto rendendoci sempre più dipendenti da loro».
E due anni così li reggiamo?
«Sì, nel momento in cui si affrontano seriamente le disuguaglianze vecchie e nuove di cui soffre il Paese. La tenuta del tessuto sociale passa tutta a qui, come dicevo all’inizio, perché disuguaglianze slegate dal riconoscimento del merito sarebbero odiose e intollerabili. Oltre a questo occorre favorire molto di più l’integrazione di chi rimane indietro lavorando meglio sui minimi, redditi minimi e salari minimi. E poi bisogna porsi il problema della gestione dell’immigrazione, perché il fatto che le imprese fatichino a trovare personale soprattutto nelle attività turistiche è dovuto soprattutto al fatto che abbiamo avuto flussi migratori troppo bassi».
Quanto incidono su questo fenomeno paghe troppo basse e reddito di cittadinanza?
«Sicuramente contano, ma nulla impedisce alle imprese di pagare di più soprattutto dove, come nel turismo, c’è una forte ripresa in corso. Quanto all’Rdc molti percettori hanno bisogno di assistenti sociali e non sono in grado di lavorare. Detto questo, è certamente squilibrato a sfavore delle famiglie con figli, mentre a loro dobbiamo dare più certezze anche per avere tassi di natalità più alti. E poi bisogna riallineare i trasferimenti al costo della vita rispetto alle varie realtà territoriali».
È tutto?
«No, abbiamo anche il problema dell’integrazione dei rifugiati. Dall’Ucraina ne sono arrivati già più di 100 mila, perlopiù donne e bambini, ed abbiamo il dovere di occuparci di loro. Tra gli italiani c’è un moto di solidarietà verso queste persone sfuggite all’aggressione russa e questa potrebbe essere l’occasione giusta per introdurre anche in Italia un percorso verso la cittadinanza legato alla performance scolastica: se questi giovani studiano nelle nostre scuole e vanno bene, si dovrebbe dare loro la possibilità di essere riconosciuti come cittadini italiani».
LA STAMPA
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