La Farnesina convoca l’ambasciatore russo Razov, il segnale di Draghi e Di Maio al diplomatico diventato politico

Sequi ha chiesto espressamente conto almeno delle ultime due esternazioni. Nel caso del post contro il sistema mediatico italiano è apparso che Razov abbia pubblicato un contenuto non prodotto in Italia ma confezionato direttamente a Mosca e poi inviato a Roma e diramato dall’ambasciata.

Ma in entrambi i casi quello che ha colpito il nostro governo è stata la totale incapacità di Razov di spiegare, rispondere nei dettagli, offrire almeno una pezza di appoggio alle contestazioni che gli sono state elencate. Quasi che fosse imbarazzato, privo di giustificazioni da condividere con il Paese che gli ha espresso un gradimento, anche se prima dello scoppio della guerra ovviamente.

Secondo alcuni analisti Razov interpreta una parte, che lo costringe ad avere un comportamento che esula dai confini strettamente diplomatici: contro il rischio di essere richiamato a Mosca deve non solo ubbidire e agire secondo istruzioni che possono arrivare dal Cremlino, ma in alcuni casi deve anche apparire più realista del re, anticipare comportamenti e dichiarazioni che in caso di omissione gli potrebbero essere contestati.

Forse anche questo spiega il silenzio osservato di fronte alle accuse che gli sono state rivolte dal nostro governo, o di fronte agli inviti a giustificarsi: ieri mattina Razov aveva poche parole, quasi nessuna risposta, molto imbarazzo e soprattutto la voglia di conservare il posto.

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.