Comunali, coalizioni a pezzi ma (per ora) non cambia l’agenda del governo
Così stanno le cose, dopo che la frattura dei grillini ha ravvivato l’eterna discussione sul centro. L’altro giorno, esasperato dalle domande sul ruolo del ministro degli Esteri, il forzista Mulè è sbottato: «Che ora Di Maio passi per la Giovanna d’Arco dei moderati, mi pare esagerato. Lui di Arco ha solo la provenienza: Pomigliano». Il problema non è legato alla miriade di aspiranti protagonisti, a cui non corrisponde un equivalente peso elettorale. Il punto è che il centro dovrebbe essere equidistante dai due poli, pronto a trattare pragmaticamente con la coalizione vincente sul programma di governo. Se invece guarda da una parte sola, è un’altra cosa.
A parte l’equivoco sul lessico, l’operazione di Di Maio «può creare problemi al governo», secondo un ministro dem, che ha parlato con esponenti del centrodestra. Dove la manovra del titolare della Farnesina viene vissuta come «un’azione di Palazzo a noi ostile, assecondata da Draghi per costruire un nuovo assetto politico e impedirci di andare al governo nella prossima legislatura». Sono niente più che sospetti. Che potrebbero però alimentare tensioni mentre l’esecutivo si appresta ad affrontare un autunno difficile: tra Pnrr, Finanziaria, riforme.
A fronte di un clima d’instabilità che in vista delle urne sarà crescente, la linea di Draghi si può ritrovare nelle parole pronunciate al G7: «La crisi energetica non deve produrre un ritorno del populismo». La traduzione di Renzi è che «la politica non può pensare allo scampato pericolo. Non vorrei dovessimo rimpiangere i grillini». E se lo dice il più acerrimo avversario di M5S…
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