Omicron 5, il virus corre sempre di più. Sileri: “Presto saremo al picco dei contagi”
Paolo Russo
Le polmoniti saranno pure diventate rare e molti dei ricoverati si scopriranno positivi per caso al momento di fare il tampone d’ingresso in ospedale, ma intanto l’onda anomala alimentata da Omicron 5 si gonfia sempre più, toccando quota 132.274, picco più alto di contagi raggiunto dal 1° febbraio scorso. Anche la crescita dei ricoveri si fa più impetuosa. Con i 355 letti dei reparti ordinari occupati in più nella giornata di ieri in sole 24 ore il tasso di occupazione è salito di un punto percentuale, portandosi al 12,5%, ancora più vicino alla prima soglia d’allerta che è del 15%, superata più o meno abbondantemente da 5 regioni: Basilicata, Calabria, Liguria, Sicilia e Umbria, che con il 32,2% di letti riservati ai pazienti Covid con le vecchie regole sarebbe in arancione.
Ma ora anche i morti sembrano risalire. Ieri 94 contro 59 del giorno prima. E in questo caso la distinzione tra con o per il Covid non esiste, perché i certificati di morte riportano sempre e solo quella che è la prima, vera causa del decesso.
Quando arriverà il picco nessuno sa dirlo, perché l’Rt aumentato, quello che indica il trend dei contagi dei prossimi sette giorni, è salito ancora e nei prossimi giorni saremo al punto che ogni due infettati se ne contageranno tre. Quindi la curva epidemica è ancora in salita.
Del resto a forte rischio di contagio sono metà degli italiani. Esattamente 30 milioni, secondo i calcoli di Fiaso, la Federazione di asl e ospedali. I non vaccinati sono infatti 3,4 milioni, quelli che hanno fatto la seconda dose da più di sei mesi sono altri 5,3, i più piccoli con meno di 5 anni non vaccinabili 2,2 ai quali si sommano 19,7 milioni con la terza dose ma iniettata da oltre sei mesi e per questo protetti poco o nulla dal rischio di contagio. È proprio con questi numeri alla mano che il presidente della Fiaso, Giovanni Migliore, ha chiesto di vaccinare gli over 60 con i vaccini che abbiamo, senza aspettare quelli aggiornati in autunno.
«Ci prepariamo a una campagna vaccinale in autunno in cui allargheremo l’età per il richiamo» si è limitato a replicare il ministro Speranza. «Quando salgono i contagi – ha ricordato – è normale che una parte si possa ospedalizzare, ma ora siamo molto più forti. Abbiamo monoclonali, antivirali e il 90% della popolazione vaccinata con due dosi». Ma in realtà di monoclonali e antivirali se ne stanno usando ancora pochi rispetto alla vasta platea dei fragili e le due dosi fanno un baffo al virus, almeno dal punto di vista della protezione dal contagio. Che alla fine un po’ di ricoveri, come ammesso dallo stesso ministro, se li porta dietro. E se gli ottomila ricoverati nei reparti di medicina dovessero aumentare seguendo il trend degli ultimi giorni, tempo due settimane e gli ospedali si troverebbero di nuovo a boccheggiare. Anche perché, come ha ricordato la stessa Fiaso in uno studio presentato ieri, dal 2010 ad oggi abbiamo perso per strada 40mila operatori sanitari e tra entrate e uscite altri 8mila medici e 10mila infermieri mancheranno all’appello da qui al 2024. Una carenza cronica di personale e letti che si somma al periodo di ferie estive, durate il quale un letto su tre è inutilizzabile per mancanza di sanitari. Mentre ciascun positivo al Covid dovrebbe essere isolato dagli altri pazienti, riducendo così ancor di più la disponibilità di posti.
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