Conte: «Non siamo pagliacci. La base del M5S ha già un piede fuori»
di Emanuele Buzzi
L’aut aut dell’ex premier: «Non ci spaventano i sondaggi, siamo qui per sostenere le istanze dei cittadini, non perché ci interessano rendite di posizione». La «scadenza» del 16, con il sì finale al dl Aiuti
Il tono è quello di un aut aut. La tempistica è da tempi brevi, anche se incerti. C’è chi parla di fine luglio, chi mette in rilievo come lo scoglio principale sia l’ok definitivo al dl Aiuti, che deve essere varato entro sabato 16. L’unica certezza è che Giuseppe Conte aspetta delle risposte da Mario Draghi, ma il leader del Movimento appare deciso ad andare fino in fondo, qualunque sia l’esito del confronto con il premier. «Il Movimento oggi non ha fatto sceneggiate, questi punti condizionano il proseguimento della nostra azione. Non siamo dei pagliacci», si sfoga il leader. «Oggi dobbiamo avere delle ragioni per proseguire la nostra collaborazione. Vogliamo una risposta plausibile, concreta», dice Conte ai suoi, anche se sui tempi non si sbilancia. E rincara la dose: «La nostra base è già con un piede fuori, dobbiamo avere delle ragioni per restare».
Il ritorno alle urne è sul tavolo, nonostante i numeri del Movimento siano in ribasso. «Non ci spaventano i sondaggi, siamo qui per sostenere le istanze dei cittadini, non perché ci interessano rendite di posizione. Chi non ci conosce sta facendo calcoli sbagliati», assicura Conte. La parola crisi non c’è, ma il suo fantasma aleggia in molte frasi. «Se Draghi valuta che il nostro apporto è determinante, che non si può proseguire senza, è una valutazione che non gli posso togliere, ma la nostra valutazione parte da altre premesse», spiega ancora Conte.
Il documento consegnato da Conte a Draghi
Sul vertice a Palazzo Chigi, il presidente M5S non si sbilancia: «Draghi? Ha ascoltato, non ha negato i problemi, ma non ha neppure contestato ciò che dicevo. Semplicemente non ha fatto domande». L’affaire Grillo viene messo da parte, ritenuto non centrale: «Da tempo dico che il problema è di dialettica politica, ma la mia voce è caduta nel deserto». E ripete: «Il Movimento non chiede nulla, né ce ne frega delle poltrone».
Conte cerca di sfuggire dall’etichetta di specialista in penultimatum e pone questioni politiche. «Le uniche norme che contribuiamo a realizzare sono sull’Agricoltura e questo avveniva anche quando era presente Luigi Di Maio nel Movimento», dice con tono pungente il leader. E nelle sue parole si vede un grande nodo in prospettiva, un nodo che circola tra gli stellati e che rende più problematica la presenza nell’esecutivo: al Mef non c’è più alcun rappresentante del M5S che «vigili» sulla legge di Bilancio.
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