Letta: «Calenda farà da magnete per i voti di centrodestra. Ora la partita è aperta»
E qui si riaprirà la contesa. Chi va nei singoli posti?
«Mai vista una composizione delle liste facile. Sarà un lavoro
difficilissimo, in particolare ora che si riducono i parlamentari di un
terzo. Però è il nostro momento: lavoreremo con i parlamentari, con i
territori, con le federazioni, avremo una grande spinta. Tanti possono
restare delusi. Ma l’attività cominciata con le agorà darà i suoi
frutti».
La battaglia sarà ai limiti dell’impossibile.
«I collegi decisivi sono una cinquantina e ci concentreremo su
quelli. Non pochi. E do atto a Calenda di aver fatto un passo avanti
significativo, che ha consentito l’intesa: non correrà nel collegio
uninominale di Roma 1, una scelta anche simbolica, proprio nello spirito
di superare i veti. Le identità si vedranno nel proporzionale, con i
leader di tutte le forze politiche».
Chi ha avuto l’idea di non candidare i capi dei partiti nei collegi, chiave dell’accordo?
«Un lavoro collettivo. Ci siamo seduti al tavolo e molte soluzioni
sono state trovare direttamente lì, con l’idea di restare dentro fino
alla chiusura. Sembra un dettaglio ma c’è una decisione che ha aiutato
molto: spegnere i telefonini. Nessuno ha parlato con altri».
Il centrodestra vi sta bersagliando.
«Dalle reazioni di Meloni e Salvini capisco che non se
l’aspettavano. Scommettevano sul fallimento e sugli aspetti
caratteriali, appunto: i commenti stizziti confermano che è stata la
scelta giusta. Siamo competitivi e mettiamo paura. Ne approfitto per
suggerire al centrodestra di non spartirsi già i ministeri: Salvini ha prenotato il Viminale, ma è meglio aspettare».
L’Agenda Draghi esiste o è sparita?
«Nell’accordo il comune sostegno al premier è stato il fattore
fondamentale. È un punto di partenza e ci consente un lavoro in
continuità. Ma ogni partito ha la sua autonomia e la settimana prossima
con Speranza, con i Democratici e progressisti, presenteremo il nostro
programma: guardando al futuro, anche oltre l’Agenda, per esempio sui
diritti civili. Un progetto che non è più il governo di unità nazionale,
ma immagina una maggioranza liberale, democratica, europeista, appunto
progressista».
Ecco. Come si direbbe in politichese, con Calenda vi siete scoperti a sinistra.
«La sinistra siamo noi. Il punto è voler vincere. Ho messo da parte
il mio ego, da un anno e mezzo faccio il federatore, dopo aver trovato a
sinistra un mondo con tanti veti e rancori».
I 5 Stelle li ha persi per strada…
«Siamo stati lineari e non mi pento del rapporto con loro. In fondo
l’esecutivo Draghi è nato anche grazie all’evoluzione del Movimento. Poi
c’è stata una scelta sciagurata, lo dico con amarezza, e Salvini e
Berlusconi ne hanno approfittato per buttare giù il governo. Ma ora
tanti ex 5 Stelle lasciano la deriva del loro partito e vengono con
noi».
Segretario, lei è fiducioso, ma i sondaggi raccontano un’altra storia. Con il centrodestra avanti.
«Io leggo le tendenze. Due partiti in calo, Lega e Forza Italia.
Fratelli d’Italia in buona salute. E noi 4 in crescita, parlo di Pd,
Calenda e +Europa, la federazione di Sinistra italiana e Verdi, Impegno
civico che è appena nato. La dinamica è chiara. Ricordate il 2013 e il
2018? Tanti elettori decidono negli ultimi dieci giorni. E noi daremo il
massimo».
Anche con proposte nuove?
«Soprattutto. Idee forti, come vedrete. Credo che nel centrodestra si siano venduti troppo presto la pelle dell’orso. Non vogliamo che l’Italia finisca tra un partito che sceglie Orbán e un altro che apprezza Putin. Meloni e Salvini ci porterebbero con i sovranisti, fuori dal cuore dell’Europa. È questo che vogliamo? Meloni al posto di Draghi? Io dico che la partita è aperta e la giochiamo».
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