Meloni: «Noi conservatori una famiglia della Ue. Chi ci attacca danneggia tutta l’Italia»
di Paola Di Caro
Il colloquio con la presidente di FdI: confronto su idee e progetti. Ci sentiamo eredi di un’identità e una cultura da far crescere
In una campagna elettorale di cui si ritrova ad essere — per voti, sondaggi ma anche per sua stessa rivendicazione — front runner della sua coalizione contro Enrico Letta , Giorgia Meloni sa bene che lo scontro subirà una semplificazione: destra contro sinistra. E se il gioco si fa duro, fascismo contro antifascismo. Così quando due giorni fa, sul Corriere della Sera, Ernesto Galli della Loggia ha cambiato i termini della questione, riconoscendole la definizione in cui lei si ritrova, conservatori, (d’altronde presiede il partito dei Conservatori e Riformisti europei da quasi due anni), ha apprezzato.
Certo, lei stessa oggi non si sottrae alla logica dello scontro binario destra-sinistra: l’alleanza Letta-Calenda siglata ieri «fa chiarezza sulle forze in campo alle prossime elezioni. A misurarsi con il centrodestra e FdI ci sarà la solita sinistra. Il Pd, la sinistra estrema e Azione, la costola del Pd presieduta dall’europarlamentare eletto nel Pd, Carlo Calenda». Semplificazioni che però non esauriscono certo il tema. Galli della Loggia sostiene che la percezione in Italia di «conservatori» è «essere contro il cambiamento che vogliono i progressisti», e lei in un colloquio con il Corriere condivide «pienamente»: «La sinistra si vorrebbe arrogare il diritto di stabilire quale sia il progresso e quale sia la direzione nella quale devono andare i cambiamenti. Un conservatore non è contrario ai cambiamenti in sé. È contrario alla visione della sinistra secondo la quale progredire vuol dire cancellare tutto ciò da cui proveniamo».
Ma questo non basta, bisogna entrare nel merito: ci si può dire conservatori europei, affrontando i temi della modernità, ma mantenere slogan antichi, duri e puri, come «Dio-Patria-Famiglia»? Meloni — molto attaccata per i toni del suo comizio alla manifestazione di Vox — vuole chiarire: «Per noi conservatori significa innanzitutto sentirsi eredi. Avere cioè la consapevolezza storica di ereditare una tradizione, una cultura, un’identità e un’appartenenza. E il compito dei conservatori non è solo conservare questa eredità ma accrescerla, renderla viva e adattarla ai mutamenti imposti dalla storia. Per questo i conservatori non sono dei passatisti ma, parafrasando Prezzolini, sono gli uomini e le donne “del dopodomani”». Ma non rinnega nulla: «Dio, Patria e famiglia non è uno slogan politico ma il più bel manifesto d’amore che attraversa i secoli. Affonda le sue radici nel “pro Aris et Focis” di Cicerone: “l’altare e il focolare” che da sempre fondano la civiltà occidentale».
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