Il balcone, il modellino e il drone: così gli Usa hanno ucciso Al Zawahiri
Il leader jihadista colpito nel suo nascondiglio a Kabul A tradirlo, l’abitudine di uscire in terrazzo. La caccia della Cia e i precedenti di Abbottabad. Le ipotesi sulla successione al trono e il nome di un altro egiziano: Al Adel
La morte per un terrorista inizia dal suo sentiero di vita. Ossia dai suoi comportamenti, dai suoi contatti, dai possibili rifugi. Può uscire poco o mai dalla sua tana, ma anche questo diventa un «segno» per i «cacciatori». È accaduto con Osama, con il Califfo al-Baghdadi e ora con Ayman al-Zawahiri ucciso da un drone Usa a Kabul alle 6.18 di domenica. L’eliminazione del leader di Al Qaeda racconta molto. Intanto il nascondiglio. Non una grotta o una casa in una zona remota, bensì una palazzina a Sherpoor, un’area residenziale a poche decine di metri dalle ambasciate occidentali.
Bin Laden aveva compiuto una
scelta analoga: il compound ad Abbottabad, la cittadina pachistana sede
di un’accademia militare. Entrambe le presenze hanno goduto di
complicità. Meno dichiarata quella del Pakistan, evidente l’ospitalità
talebana per Ayman visto che la casa-rifugio è di proprietà di un
collaboratore di Sirajuddin Haqqani, ministro degli Interni ed esponente
dell’omonimo clan, da sempre alleato con i terroristi.
La miglior mimetizzazione è stare vicino al «cuore», non in periferia. I ricercati come Al Zawahiri, sulla cui testa c’era una taglia da 25 milioni di dollari, hanno una speranza di sfuggire ai loro inseguitori solo se restano immobili nella loro «base». Non è una scelta, sono costretti a farlo. Se decidono di cambiare aria prendono un rischio. Sono gli eremiti del terrore che provano a guidare i seguaci da remoto.
Al-Zawahiri, il raid guidato dal drone
La localizzazione
L’estremista egiziano ha compiuto il passo per unirsi alla famiglia — dicono — e la Cia ha scoperto all’inizio dell’anno il suo probabile trasferimento nella capitale. Da qui è partita la seconda fase per arrivare alla localizzazione, seguita dalla composizione del percorso di vita. In primavera le spie hanno informato i consiglieri della Casa Bianca sugli sviluppi, un messaggio poi passato a Joe Biden. L’intelligence, anche se gli Usa hanno abbandonato l’Afghanistan, ha svolto il suo lavoro con efficacia: se il medico egiziano fosse rimasto nell’area tribale sarebbe stato più arduo scoprirlo come testimoniano i decenni di latitanza. Ma il bersaglio, stabilendosi in città, ha accorciato le distanze, per gli informatori è stato possibile agire sul terreno. Ciò non esclude altri scenari, compreso quello di un tradimento, con i mullah che «vendono» l’ospite a Washington in cambio di un ritorno diplomatico. Si è parlato di negoziati in corso tra varie componenti, della mano dei servizi pachistani. Solo che organizzare la trappola in piena Kabul non è una buona presentazione, magari potevano cercare teatri meno imbarazzanti. Sempre che dietro la morte del medico egiziano non vi siano faide interne. Intanto continueranno le voci e le tesi, componenti costanti del mondo di tenebra.
Il plastico
Una volta avute le certezze lo spionaggio statunitense ha ripetuto lo schema impiegato per liquidare Osama. I tecnici hanno costruito un modellino dell’abitazione combinando osservazione ravvicinata, ricognizione satellitare e chissà cosa altro. Ad Obama fu mostrato un plastico perfetto della palazzina in Pakistan mentre i Navy Seals si addestrarono in un poligono che ne riproduceva gli spazi in modo rigoroso. Più «modesto» quello messo sul tavolo di Biden il primo luglio: una riproduzione della casa racchiusa in una scatola di legno. Poco più di una miniatura, tocco quasi artigianale. Durante il briefing decisivo il direttore della Cia, William Burns, ha evidenziato i pro e i contro — Biden, all’epoca del raid contro Bin Laden, aveva votato no all’assalto —, e soprattutto l’abitudine del capo estremista di uscire sul balcone a leggere alla mattina presto. Una finestra, in tutti sensi, usata da un drone Avenger, versione con maggior autonomia rispetto ai mezzi dell’aviazione decollato da un paese amico. Il velivolo gestito dall’intelligence ha sganciato i suoi missili.
Pages: 1 2