Big, volti nuovi ed esclusi, ecco le liste. Via alla campagna elettorale
FI: salva la vecchia guardia, ma i giovani protestano con Berlusconi
Chi ha partecipato alle riunioni parla di sacrifici, di tagli dolorosi, di tentativi esperiti fino all’ultimo. Dentro Forza Italia la compilazione delle liste è stata più difficile che mai. Alla fine, però, la vecchia guardia si salva. Blindate le posizioni di Anna Maria Bernini, Paolo Barelli, Alberto Zangrillo, Licia Ronzulli, Elisabetta Casellati, Gianfranco Miccichè. Salvaguardati anche Maurizio Gasparri, Francesco Paolo Sisto, Deborah Bergamini e la pattuglia siciliana, da Stefania Prestigiacomo a Pietro Giammanco, a un certo punto delle trattative parsi quasi a rischio. L’esclusione meno attesa (e meno compresa nel partito) alla fine è quella di Simone Baldelli, uscente tra i più attivi e presenti di FI. «Presentiamo liste forti e competitive — rivendica a giochi fatti Silvio Berlusconi —. A una squadra di parlamentari di grande esperienza affianchiamo molti volti nuovi». Non sono d’accordo i giovani del partito. «Esprimiamo delusione e amarezza per le scelte compiute nella composizione delle liste che hanno completamente escluso da qualsiasi posizione utile una rappresentanza, anche minima, delle nuove generazioni», scrivono in una nota chiedendo a Berlusconi un incontro.
Pd: under 35 e donne tra ritorni e qualche polemica
Le liste le aveva chiuse, per primo, a Ferragosto: con 5 capilista under 35 e molte donne. Ma Enrico Letta non è riuscito a evitare giorni di fibrillazione. I dimessi: Francesco De Angelis, incappato nel caso Ruberti e Raffele La Regina, accusato di post antisemiti. Gli scontenti poi piazzati: come il ministro Enzo Amendola, che aveva accettato di malavoglia un seggio non sicuro e poi ha beneficiato dell’addio di La Regina e il costituzionalista pisano Stefano Ceccanti che alla fine ha ottenuto il seggio nella sua città che, nel gioco della coalizione, era toccato a Nicola Fratoianni. E i delusi che ci hanno ripensato, come Monica Cirinnà e Alessia Morani. Gli esclusi rabbiosi come l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio renziano, Luca Lotti. E quelli che discretamente sono usciti di scena come l’ex ministra Valeria Fedeli. Ma anche quelli che hanno tentato di forzare la mano spingendo Letta a dire: «Chi pensa di candidarsi con i ricatti può accomodarsi altrove». Ieri a La7 il leader dem ha rivendicato il metodo collegiale: «Siamo l’unico partito che ha votato le liste in una direzione composta da 200 persone, non è che le ho fatte io a casa mia sul divano».
Gli alleati dei dem alla prova sbarramento
Emma Bonino correrà a Roma centro contro Carlo Calenda. Nelle liste di +Europa anche Benedetto Della Vedova, Riccardo Magi, e tante, tante donne. Alleati con il centrosinistra anche Verdi-Sinistra italiana che ieri hanno presentato le candidature sotto la pioggia: «Lista bagnata, lista fortunata», ha detto Nicola Fratoianni. Schierati Ilaria Cucchi capolista nel collegio Lombardia 2 al Senato e il sindacalista Aboubakar Soumaoro capolista nel collegio Lombardia 1 alla Camera di Milano. Il leader, dopo resistenze, ha ceduto il posto a Pisa a Ceccanti. Angelo Bonelli corre a Taranto e Imola. Al debutto la lista Impegno civico di Luigi Di Maio che corre a Napoli- Fuorigrotta. Dopo la ribellione nel Pd piemontese, Laura Castelli, candidata a sua insaputa a Novara, ha rinunciato all’uninominale. Bruno Tabacci corre nell’uninominale in Lombardia.
Azione e Italia viva schierano le ministre. Fuori l’ex sindaco
Il terzo polo punta sulle sue ministre. Queste elezioni saranno la prima prova per il centro formato da Azione e Italia viva dopo la rottura con il centrosinistra. E per vincerla Calenda e Renzi schierano in più collegi le loro quota rosa. La ministra per il Sud Mara Carfagna sarà capolista tre volte in Puglia, a Salerno e ad Avellino, e nell’uninominale di Napoli. L’altra ex FI, la ministra Mariastella Gelmini, sarà in ticket con Renzi a Milano e Brescia per il Senato. Maria Elena Boschi nei tre plurinominali del Lazio 1 per la Camera e in Calabria, la ministra per la Famiglia Elena Bonetti nell’uninominale Roma centro. Calenda sarà capolista al Senato a Roma. Ma nel giorno della presentazione delle liste c’è l’addio dell’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti: «Hanno scelto di “salvare l’attuale dirigenza” senza aprirsi a rappresentanti dei territori».
M5S, la prima volta di Conte e le vittime del doppio mandato
Il leader del Movimento 5 Stelle punta sui 15 prescelti (e su sé stesso). E dopo il caso di Claudia Majolo, esclusa dalle liste per vecchie dichiarazioni d’amore verso Berlusconi, è la volta di Teresa Manzo. L’ex premier Giuseppe Conte ha dovuto rinunciare a molti dei suoi big a causa della regola del secondo mandato, su cui non ha potuto mettere deroghe per volere di Grillo. Da qui la decisione di mettere al voto, durante le Parlamentarie, anche un listino di 15 personalità scelte da lui. Saranno i capilista dei collegi plurinominali più importanti (e anche di alcuni uninominali): dall’ex sindaca Chiara Appendino nei due collegi torinesi, al ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli in tre regioni, fino all’ex procuratore Federico Cafiero de Raho in Calabria e al docente Livio de Santoli nel Lazio. Scelte che hanno provocato più di una polemica e svariati mal di pancia nei candidati che, seppur i più votati alle Parlamentarie, si sono visti «scippare» il posto da capolista. Non correrà in Campania l’uscente Manzo, a causa di un esposto (non ancora verificato) in cui viene accusata di aver votato più volte in prima persona, per conto di terzi, con un computer dentro la sede del M5S.
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